Omelia (26-11-2006)
padre Paul Devreux


Oggi finisce l'anno liturgico che ci ha aiutato a conoscere Gesù. In conclusione di tutto ciò che è stato detto la Chiesa dichiara che è re dell'universo. Quest'affermazione nasce dal fatto che Gesù accetta il titolo di re davanti a Pilato e la Chiesa lo professa nel Credo, ma io aggiungerei che è un augurio che ci facciamo, perché se Cristo regna, noi siamo in buone mani.

Gesù ha manifestato una regalità che non è come quelle di questo mondo e che è al servizio dei poveri.

Anche durante questo brano di Vangelo che abbiamo letto, possiamo contemplare la sua regalità: Gesù è tranquillo durante il processo, io non ci riuscirei. Addirittura si stupisce del fatto che Pilato gli domanda se è re e dialoga con lui come se stessero a prendere un caffè al bar. E' Signore della situazione, protagonista e non vittima.

Affermando che il suo regno non è di questo mondo Gesù ci dice anche che non intende imporsi; si limita a proporsi come un re, pacifico, non violento, e che preferisce farsi ammazzare piuttosto che ammazzare.

Ma ciò che conta è se io lo riconosco tale nella mia vita, nelle persone che conosco, nella storia d'oggi, nella Chiesa, nelle disgrazie. Inoltre, siccome non si impone, mi devo domandare cosa è bene che faccia perché possa regnare nella mia vita. Per esempio ascoltandolo e dandogli retta.

Signore vieni e regnare su di noi, perché se lo facciamo noi, è facile che ci mettiamo nei guai.