Omelia (04-12-2002) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza». Come vivere questa Parola? Il tema di questa pericope è il tema tipico dell'Avvento: la speranza. C'è un rapporto intimo tra speranza teologale e gioia cristiana; sono due coordinate inseparabili nel cuore di quelli che si aprono a Dio, che acconsentono al Suo venire, spalancandosi alla conversione della mente, dei sentimenti, di tutte le scelte esistenziali. Ma bisogna subito notare due cose: anzitutto la speranza è sostanzialmente aspirare a unirsi a Dio, fonte della nostra gioia quaggiù e della felicità piena, nella vita che durerà sempre. In secondo luogo la speranza è possibile solo in chi sa ed è contento di non avere tutto, perché tutto sarà dato dopo. Chi è già sazio, chi crede o vuole avere subito tutto, non è capace di speranza. Maria Santissima nel Magnificat ha cantato che Dio ricolma di beni gli affamati invece manda a mani vuote i ricchi, cioè i sazi. Oggi, nella mia pausa contemplativa, espongo il mio cuore allo Spirito di Dio perché lo colmi di speranza e di quella gioia che scaturisce dal sapersi in compagnia del Signore presente in noi e intento a salvarci. Gli chiederò con insistenza di liberarmi dal voler "acchiappare" ad ogni costo e subito tutte le soddisfazioni facili, immediate, quei beni mondani che sembrano appagarmi ma poi mi lasciano vuoto e nell'incapacità di coltivare la speranza. La voce del Papa Chi riuscirà a far nuovamente germogliare nel cuore umano la tenera pianticella della speranza? Chi, se non il cristiano? La Sacra Scrittura, che gli è posta nelle mani, non è forse dal principio alla fine un messaggio di speranza? Giovanni Paolo II |