Omelia (29-11-2006) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Neppure un capello del vostro capo perirà L'evangelista Luca distingue bene tra i segni che preannunciano la fine di Gerusalemme e del mondo, sempre in tono apocalittico, e le difficoltà ordinarie che i discepoli di Cristo dovranno sostenere nel corso dei secoli. "Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno". E' quanto è avvenuto prima della distruzione di Gerusalemme, descritto negli Atti degli Apostoli, e quanto accadrà in futuro. Il discepolo cammina sulle orme del suo Maestro. Il motivo dei processi e delle condanne, dice Gesù, è a "causa del mio nome". La persecuzione quindi fa parte della sequela, e dal discepolo è vista come attuazione dell'esigenza di portare la croce. Essa sarà una "occasione per rendere testimonianza". A tale scopo Gesù medesimo darà ai suoi discepoli "lingua e sapienza a cui tutti gli avversari non potranno resistere, né controbattere". La fede nel messaggio evangelico giungerà anche a dividere i membri di una stessa famiglia: "Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli". Per questa prova estrema sarà assicurata a loro la presenza consolatrice di Gesù che non solo li renderà eloquenti davanti ai tribunali, ma li tutelerà con una paterna protezione: "Nemmeno un capello del vostro capo perirà". Il cammino del cristiano è aspro come è stato il suo, ma "non temete. Ho vinto il mondo". Non asseconda la paura, ma infonde l'ottimismo malgrado tutto: "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime". Questa è la legge stabilita da Dio nella storia della salvezza umana: la vita nasce dalla morte e, attraverso la croce, autentica testimonianza, si raggiunge la gloria della risurrezione. Questo è anche la forza del Regno, che fu messo in evidenza nel mistero pasquale di Gesù Cristo, nella sua morte e risurrezione, e che si realizza allo stesso modo anche nel cristiano che persevera con Cristo, nell'attesa del suo ritorno. |