Omelia (03-12-2006)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)


In questa domenica, la chiesa, la comunità ecclesiale, il popolo di Dio (non si ripeterà mai a sufficienza che la chiesa non è la sola gerarchia chierico-sacerdotale, non è la sola legislazione canonico dogmatica, ma è il "popolo dei convocati") inizia un nuovo anno liturgico.
Liturgicamente inizia, con questa domenica, "l'Avvento" (l'attesa) dell'Inviato, del Messia, dell'Unto del Signore, Salvatore e Liberatore.
L'Avvento avrà il suo culmine a Natale con l'Incarnazione, la nascita, non di un qualunque profeta-angelo-messaggero, ma con la nascita di Gesù: "il Figlio" che incarnerà l'Amore di Dio fra gli uomini, "in parole e opere". Non vi è amore se mancano le une o le altre. L'anno liturgico avrà il suo vertice più alto nella Pasqua di Resurrezione, quando l'amore sarà crocifisso (si lascerà crocifiggere) per realizzare, con lo spargimento del Suo sangue-sacrificio, la testimonianza più vera e più credibile, del vero amore che tutto dona, tutto perdona, di tutti ha misericordia fino alla morte ed alla morte in croce perché "perché più forte della morte è l'amore..." ( Ct8,6-7) Tutto vince, tutto supera, tutto il mondo, tutti gli uomini trascina con sé verso l'alto nella resurrezione. E' il carro di fuoco che ha innalzato Elia. (2 Re 11-13)
L'anno ecclesiale continuerà non con la "memoria" di un fatto passato da millenni, ma come "memoriale", "fatto-realtà" del presente con la lettura della Parola di Dio del ciclo domenicale e festività dell'anno "C" e il ciclo feriale 1 (anno dispari). Buon anno.
L'Amore di Dio si è incarnato in Gesù duemila anni or sono ed ha camminato per le strade vere e concrete della Palestina, ha incontrato uomini e donne, sani e malati, santi e peccatori, tutti ha raccolto e "beneficato. Il Gesù di Nazareth aveva un volto storico, per cui si conosceva e riconosceva il luogo dove era nato, quali erano i genitori, i fratelli e le sorelle, aveva "il volto" il meta-storico dell'Amore del Padre incarnato.
Gesù, l'Emmanuele, "Dio con noi", viene oggi, domani, sempre, vicino ad ogni uomo, ad ogni singolo uomo. Con quale volto storico? Il tuo, il suo, il mio, con il volto del cristiano, del fedele.
Ha il volto di chi si avvicina all'altro/a amandolo. Amandolo senza chiedere, senza voler sapere, senza "giudicare", senza pre-giudizi/pre-concetti, essere vicini ascoltando, non avendo compassione, ma com-patire con l'altro/a con-dividendo un tratto lungo/corto/per sempre di strada della vita, che non sempre è cosparsa di petali di rosa, non sempre è un corteo gioioso tra esposizione di arazzi e getto di riso e fiori. L'uomo/donna mostra al vicino, al prossimo, al lontano, il volto dell'amore, si fa Gesù, si fa samaritano e accompagna.
Volto non è però maschera, esteriorità, apparenza, parvenza, è il "vero volto del cuore tenero (di carne) amoroso, speranzoso aperto alla gioia, che sicuramente verrà e donerà pace.
Abbiamo tutti bisogno di questo Avvento, di questo avvenimento, di questa "buona notizia" (evangelo) perché ci sentiamo soli.

Ger 33,14-16
La prima pagina della Prima Scrittura che leggiamo nella prima domenica di Avvento è un annuncio di speranza.
Il profeta Geremia annuncia un vangelo, una buona notizia: "Sperate".
Profeta non è tanto chi annuncia il futuro, quanto chi parla in nome di (pro) Dio. Per Dio Padre-Creatore esiste un eterno presente e Dio, dice, per mezzo del Geremia di ieri, di oggi e di sempre, siate ottimisti, sperate. Nel vostro quotidiano vagare, nel deserto della bontà, solidarietà, dell'ascolto, il Signore dice: abbiate fede, non siete perduti e sperduti, vi avvicinate ad una meta, alla terra promessa, sperate: la Gerusalemme della giustizia. La giustizia rende liberi, salva, rende l'uomo sereno. Il "Signore-nostra-giustizia, scenderà ancora, ancora un avvento, ancora un'attesa. L'impegno di chi attende è quello di preparare, il mondo-umanità tenendo la lampada accesa e seminando il bene, la solidarietà fraterna, l'aiuto attivo e positivo alla comunità socio-ecclesiale. L'amore germoglierà, il "bene-amore", è un seme posto da Dio-Creatore in ogni uomo e che il peccato-egoismo non potrà mai soffocare.

Salmo 24
Il salmista, innalza il suo canto-preghiera al Signore riconoscendosi prima di tutto povero- peccatore. Povero non solo e non tanto di denaro, di beni materiali, quanto di sapienza, conoscenza, giustizia, bontà, per questo è "peccatore", cioè mancante dei valori e delle caratteristiche morali e spirituali che gli consentirebbero di conoscere "la realtà" la essenza di Dio. E' solo con la grazia, il dono, che Dio-Padre gli fa con la Sua alleanza che può raggiungere la sapienza del cuore. La strada, la via, i sentieri, che il Signore gli addita, durante la sua esistenza, gli consentono di com-prendere le istruzioni date per la conoscenza della verità e della giustizia.
Il Signore è "buono e retto" e, anche se a volte l'uomo non lo comprende tutto è volto al suo bene ora e qui nel mondo che passa ed alla sua salvezza-felicità eterna.
"A Te, Signore, innalzo l'anima mia."

1Ts 3,12-4,2
La lettera di Paolo sembra quasi una risposta, alle invocazioni del salmista.
Paolo ha capito e il disegno salvifico che Dio Padre ha realizzato per mezzo del Figlio Suo Gesù, lo ha trasmesso ai Tessalonicesi, che lo hanno assimilato e lo stanno attuando.
Paolo invita e sollecita "noi" (i tessalonicesi della modernità) e rimanere fedeli, saldi e irreprensibili sulla via segnata da Gesù fino al momento della Sua nuova venuta.
Crescere e abbondare nell'amore vicendevole non solo tra fratelli nella fede e nell'unica cultura civiltà civile che conosciamo, ma anche "verso tutti" e tutte le culture.
Tale amore di apertura e offerta gratuita è ciò che piace al Signore Gesù e di cui Dio terrà conto nel giorno del giudizio.
E' amore che si realizza non solo in una predicazione astratta e teorica ma "nell'agire, fare, comportarsi". Paolo "supplica" i tessalonicesi, di ieri e di oggi di farsi annunciatori, e operatori di vera e autentica carità nella vita quotidiana.
Supplichiamo il Padre e supplichiamoci vicendevolmente di realizzare nei cuori e nella vita un vero e sincero amore di condivisione e accoglienza.

Lc 21,25-28.34-36
La morte è stata e sempre sarà una realtà sconvolgente e ineluttabile.
L'Evangelista la carica di segni e simboli che vogliono catturare l'attenzione e aspettative adatte in particolare per quei tempi e per quelle culture che avevano bisogno di concretezza, di visibilità, avendo difficoltà a capire i linguaggi astratti e ideologici.
La morte, questa è la realtà che tutti gli uomini sperimentano, coglie tutti nei tempi e nei modi più diversi e per questo è necessario essere sempre pronti. Per questo è fondamentale "che quel giorno non vi piombi addosso improvviso" (v 34b), tutto cambia, la quotidianità è sconvolta, la "liberazione" si realizza. Ha fine il tempo della provvisorietà, della mediazione, dell'incertezza e si vedrà: "la verità, la Santità faccia a faccia. Ogni uomo comparirà davanti "al Figlio dell'uomo" (v 36b) e vedrà il Volto della misericordia del Padre.
Coloro che, pur nella fragilità e nei limiti della carnalità, saranno stati vigili, con il cuore disponibile ai segni dei tempi, alle circostanze ed ai bisogni dei "piccoli", alla crescita e alla promozione umana riposeranno in seno al "Signore nostra giustizia" (Ger 33,16)

REVISIONE DI VITA
1. Cosa è per me l'Avvento?
2. Gesù è venuto per formare un solo Corpo con tutti gli uomini. Io mi preoccupo quando un membro del corpo è nella sofferenza?
3. Accetto i miei limiti, cerco di superarli e mi affido alla misericordia del Padre?
4. Come annuncio la venuta di Gesù nella vita quotidiana?

Commento a cura di Michele Colella