Omelia (29-11-2006) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco e coloro che avevano vinto la bestia e la sua immagine e il numero del suo nome, stavano ritti sul mare di cristallo. Accompagnando il canto con le arpe divine, cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello. Come vivere questa Parola? Il mare simile a limpido cristallo è però misto a fuoco nell'ardita immagine di questa pericope. Evoca il mar Rosso attraversato dal popolo d'Israele in esodo dall'Egitto per una liberazione strettamente collegata al sangue dell'agnello pasquale. E quell'essere misto a fuoco che vuol dire? Suggerisce in modo suggestivo, l'idea del battesimo. Non è forse detto che si entra nel Regno di Dio "da acqua e da Spirito (fuoco)? Come la liberazione dall'Egitto non sarebbe stata possibile senza l'immolazione dell'agnello pasquale, così i "salvati" di tutti i tempi hanno vinto il maligno (la bestia) e tutte le sue strategie (la sua immagine e il numero del suo nome) perché hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello immolato: Cristo crocifisso e risorto. Quello star ritti sul mare con suono di arpe e canto, alla fine della storia, dice l'esito finale che è la vittoria del bene: vittoria di Dio mediante il mistero pasquale. Infatti il cantico di Mosè, mentre celebra la vittoria sui carri del Faraone sommersi nel mar Rosso, anticipa il canto dell'Agnello che è lode alla gloria di Dio e alla sua volontà di salvezza attraverso il sacrificio redentore di Gesù. Oggi, nella mia pausa contemplativa, visualizzerò la limpida azzurrità di un grande mare e, su di esso, lo stuolo immenso di tutti quelli che hanno accettato il Signore nella loro vita. Ficcherò lo sguardo dell'anima sulla solarità di questa scena così solenne e consolante. Chissà, forse evocherò suono d'arpa e certamente canti di grande speranza. Signore, ti prego, fa' che il mio cuore abbia capacità di sguardo su questa vittoria ultima e definitiva del bene sul male, della vita sulla morte, di Te su tutti e su tutto. E dammi d'essere un "sì" vivente alla tua azione di salvezza. La voce di un Padre della Chiesa Contempla la condizione di quella vita, quanto ci è possibile comprenderla: per rappresentarcela degnamente, infatti, nessun discorso è sufficiente, ma da ciò che udiamo possiamo farcene un'immagine oscura, come in un enigma. E' fuggito il dolore, la tristezza e il gemito, è detto (Is 51,11). Cosa può esserci mai di più beato di quella vita? Giovanni Crisostomo |