Omelia (03-12-2006) |
Comunità Missionaria Villaregia (giovani) |
Cinque consigli contro un nemico insidioso Ilario di Poitiers, un Padre della Chiesa dei primi secoli, parla di un nemico insidioso dal quale ci dobbiamo difendere. Così ce lo presenta: "Non ferisce la schiena, ma carezza il ventre; non confisca i beni per darci la vita, ma arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà gettandoci in prigione, ma verso la schiavitù onorandoci nel suo palazzo; non colpisce i fianchi, ma prende possesso del cuore; non taglia la testa con la spada, ma uccide l'anima con l'oro e il denaro." (Contro Costanzo, 5). Parole pronunciate molti secoli fa che acquistano un significato estremamente attuale, come fossero state scritte oggi, perché il 'lacciò e il 'tranello' più pericoloso, forse, è proprio questo: ignorare o fare l'abitudine ad una serie di atteggiamenti e di scelte che compromettono seriamente il nostro rapporto con Gesù; sprofondare nelle sabbie mobili di un'esistenza che si allontana sempre più dalla speranza e dall'impegno del Vangelo; aderire a comportamenti che tradiscono l'alleanza con Dio. In questo contesto il Vangelo di oggi, che ripropone i segni del Vangelo di Marco di due settimane fa', è un invito a guardare sul serio gli avvenimenti che ci circondano, come segni del nemico insidioso che vuole allontanarci da Cristo. Gli sconvolgimenti esterni sono la cornice di uno sconvolgimento interiore ben più grave: le paure dell'uomo, il quale, stretto dal vuoto e posseduto dall'angoscia, si sente senza possibilità di scampo: cade nel nulla. E' la condizione di chi non conosce la paternità di Dio (viviamo infatti in un'epoca "senza padre") e ignora di venire da lui e di tornare a lui. L'uomo tramortito dalla paura è curvato sotto il peso dell'angoscia esistenziale che lo accompagna tutta la vita: ha paura di vivere, quanto di morire. Ecco che allora le parole del Vangelo giungono come parole di speranza. Individuiamo nel testo 5 consigli per difenderci dal nemico che ci distrae dinnanzi al Cristo che viene. Quando vedrete accadere queste cose... 1. "Alzatevi": più letteralmente, "drizzatevi". E' il primo consiglio. Non rimanere schiacciato dal peso dell'angoscia e della paura, alzati, drizzati, pieno di speranza perché Cristo ha già compiuto la tua liberazione, ha già preso su di sè la tua paura, si è già caricato del peso dell'angoscia che ti schiaccia. Egli è vicino a te, cammina con te. Perciò: 2. "Levate il capo": alza la tua testa e volgi i tuoi occhi verso il Signore che libera dal laccio della paura e della morte il tuo piede. A volte ci sentiamo come dei condannati a morte, come degli ergastolani... No, volgi il tuo volto verso Colui che ha già pagato il prezzo del tuo riscatto. 3. "Guardate il fico e tutte le piante". E' un invito a tenere aperti gli occhi dell'intelligenza. L'ultimo miracolo di Gesù, nel Vangelo di Luca, è proprio l'illuminazione del cieco. Il discepolo è colui che è chiamato a vedere "quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo", e che "Dio ha preparato per coloro che lo amano" (1Cor 2,8s). 4. "State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano". Attenti a voi stessi, liberate i vostri cuori oppressi da tutto ciò che è futile, da ciò che toglie tempo ed energie all'essenziale, da ciò che fa perdere la percezione della realtà; da ciò che sottomette l'esistenza a pesi ed affanni che sono irragionevoli ed insopportabili; da ciò che restringe continuamente la visuale al campo dei propri interessi e vantaggi. Stop, dunque, ad un consumismo compulsivo, ad una ricerca spasmodica di divertimento, ad un individualismo crescente, ad un effimero invadente, ad un'attenzione ossessiva al proprio conto in banca e alle fluttuazioni della borsa. Appesantito dall'ansia di godere sempre di più, l'uomo si inebetisce e si anestetizza in cerca di ciò che manca. L'uomo vive come l'uccello ipnotizzato dal serpente: si butta nella sua gola aperta. 5. "Vegliate e pregate in ogni momento..." E' inimmaginabile una vigilanza cristiana che non sia sostenuta dalla preghiera. Vigilare può indicare sia il dormire all'aperto, sempre attento ai rumori insidiosi della notte, sia l'inutile tentativo di acchiappare sonno di chi è insonne. I discepoli nella trasfigurazione vegliarono e nell'orto dormirono. La vegli e il sonno fanno la differenza tra il Tabor e il Getsemani. Se uno tiene gli occhi rivolti al Signore, egli libera dal laccio della paura e dell'angoscia che paralizza il suo piede; se uno, invece, guarda in basso, si getta nella trappola, accecato dallo spavento. In ogni momento. Ogni istante è gravido di salvezza. Nessun momento è neutro, ogni momento è l'opportunità in cui si gioca la fedeltà e la testimonianza. La vigilanza e la preghiera ci fanno stare diritti; ci permettono di alzare il capo davanti a colui che viene in questo tempo di Avvento, non come giudice, ma come fratello che ci dona la salvezza. Questi i 5 consigli con cui questa domenica apre l'Avvento, tempo di attesa del Signore che viene. E' così facile, Signore, chiudere gli occhi per non vedere i drammi e le contorsioni di questa storia, i rivolgimenti e le tante mutazioni. E' così spontaneo, Signore, tapparsi gli orecchi per non udire le invocazioni e gli appelli dei miseri, le richieste e il grido d'aiuto dei poveri. E' così tranquillizzante, Signore, abbassare il capo e considerare solo il perimetro ristretto della mia vita, le zone dei miei piccoli affanni. Sì, è vero, tante volte sono tentato di assopirmi e di immergermi in un dolce, sicuro tepore. Signore, strappami a queste tranquillità che mi rende allergico ai problemi, scuoti la mia esistenza rintanata negli angoli dell'intimità e fa pulsare il mio cuore ai ritmi della speranza e dell'attesa. |