Omelia (03-12-2006)
don Mario Campisi
Attesa e cammino

Nuovo anno liturgico. Inizio dell' Avvento. Due elementi di stimolo. Non limitarsi a rigirare le pagine del messale o a cambiare il breviario. Girare qualche paginetta nel modo di vivere la liturgia.

La prima domenica di Avvento suggerisce un chiaro atteggiamento: quello dell'attesa. Perciò nel Vangelo il discorso viene spostato dal Natale – già si sa tutto e tutto è successo – all'incontro ultimo con Cristo.

Mettersi in piedi per aspettare la venuta di Cristo. Non è comodo restare in punta di piedi: si resiste solo qualche attimo, a meno che non si sia dei bravi ballerini. Fisicamente non siamo capaci di stare a lungo in punta di piedi. Impariamo a farlo spiritualmente e moralmente.

Vivere l'attesa: di che cosa? Di quella salvezza di cui parla Geremia, del germoglio di Davide, del Figlio dell'uomo, Gesù che senza accantonare la sua mansuetudine umana di Figlio dell'uomo verrà nella gloria. Come articolare l'attesa? Risponde Paolo nella seconda lettura con due frecce: "Crescere e abbondare nell'amore vicendevole verso tutti" e "comportarsi in modo da piacere a Dio". Due punti programmatici che comprendono tutto.

Dunque attesa, ma non a braccia conserte.

Che cosa fare di preciso? "Fammi conoscere Signore le tue vie, insegnami i tuoi sentieri" (salmo responsoriale). La risposta di Dio non può essere uguale per tutti: altra è per il sacerdote, altra per il laico, per il giovane, per l'adulto. Qualcosa è in comune. L'attesa cristiana differisce da ogni altra. Attendiamo un aereo o un treno standocene fermi alla stazione. L'attesa cristiana non è immobile, va incontro precisamente sulla strada che Dio indica. Si attende camminando. Quando c'è Cristo di mezzo i termini hanno sempre un valore in più.

L'attesa marciante, proprio in quanto tale, non compromette il lavoro per questo mondo, per questa società, per questi fratelli. Attendiamo ma non sonnecchiando. Il sole dell'avvenire da sé non spunterà mai. L'avvenire non è da attendere ma da costruire. Costruire un mondo più giusto, più fraterno, più responsabile, più civile. I cristiani hanno una grossa responsabilità perché posseggono esperienza, nozioni, impalcature, che non è facile trovare altrove. Coscienza della propria forza e responsabilità.

E il Natale? In questo quadro molto più vasto, il Natale con i suoi precedenti e conseguenti, Avvento e tempo natalizio, serve ad accelerare il passo, a tenere in allenamento. A seconda delle stagioni gli sports sono attivi o riposano: ora riposa il ciclismo ed è in pieno fervore il calcio. Il ciclo natalizio è un momento di più intenso lavoro. Al Natale ci si prepara pregando di più, lavorando di più e soprattutto amando di più Dio e i fratelli.