Omelia (08-12-2006) |
don Marco Pratesi |
L'alba della salvezza La prima lettura ci propone la parte conclusiva del racconto del peccato originale. Mangiato il frutto, l'uomo e sua moglie corrono a nascondersi da Dio in mezzo agli alberi del giardino di Eden. In effetti la paura di fronte a Dio è strettamente legata al peccato. Non si tratta affatto del biblico "timore di Dio", che è tutt'altra cosa, bensì di un profondo disagio di fronte al Signore: oramai egli è visto come una minaccia, un pericolo per la vita. Di fronte a questa reazione, Dio appare costernato: "come hai potuto arrivare a questo?" (domanda a Eva); "uomo, dove sei (finito)?" (ad Adamo). Formidabili, queste domande: Dio le rivolge a ciascuno di noi. L'umanità però non accetta un confronto onesto con la verità, anzi: entrambi scaricano la colpa su altri (Adamo su Eva, Eva sul serpente), e in ultima analisi su Dio. La frattura oramai è aperta, e non è certo da parte dell'uomo che potrà essere risanata: egli appare anzi decisamente orientato a rimanere nella sua diffidenza. Come reagisce Dio? Stabilisce una inimicizia tra il serpente e la stirpe della donna, tra il Maligno e il genere umano. Ci sarà una lotta, nella quale l'uomo colpirà la testa del serpente e il serpente colpirà il tallone dell'uomo. "Protoevangelo" viene chiamato questo passo nella tradizione cristiana: una prima buona notizia. Dove sta la buona notizia? Intanto nel fatto che esista una inimicizia, un conflitto. Laddove non esistesse conflitto col Maligno tutto sarebbe oramai definitivamente perduto. Lo scontro doloroso che viviamo col male e il Maligno è strumento di conversione e salvezza. Naturalmente, tutto sarebbe vano se fosse uno scontro destinato alla sconfitta. Ecco ancora la buona notizia: la creatura umana potrà vincere, schiacciare la testa del serpente. È l'alba, il primo annunzio di un piano di salvezza che si dipanerà nei secoli, fino a quando il seme della donna, Gesù nato da Maria, vincerà il Maligno e darà inizio a una umanità rinnovata. Eva fu madre di tutti i viventi, ma di viventi che sono morenti, animati da una vita soggiogata dalla morte. "La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria. In lei, madre di tutti gli uomini, la maternità, redenta dal peccato e dalla morte, si apre al dono della vita nuova. Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia in Cristo nostro salvatore" (prefazio dell'avvento II/A). Maria, madre del nuovo Adamo, è la nuova Eva; madre di viventi che, al seguito di Cristo in vittoriosa lotta col serpente, arrivano con lui (e con lei) a riannodare il legame spezzato dalla diffidenza. Finalmente troveranno nella comunione con Dio quello che avevano invano cercato per conto proprio e altrove: l'essere come Dio. I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo. |