Omelia (04-12-2006)
mons. Vincenzo Paglia


Il Vangelo ci mostra come si vive il tempo di Avvento, ossia come si va incontro a Gesù. Il centurione diviene per noi un esempio. E' un uomo adulto non avvezzo al culto e neppure partecipe delle tradizioni di Israele; è anche occupante militare di quella regione. Queste ragioni dovrebbero impedirgli di rivolgersi ad un ebreo per chiedere un aiuto! Ha però un servo malato. Per questo viene da Gesù; non sa bene neanche come presentargli il caso. Ma comprende che è sufficiente mettere un po' del proprio cuore nelle mani di Gesù che subito viene esaudito. Gesù, infatti, legge nel cuore del centurione e, con la generosità di chi sa commuoversi, subito gli risponde che andrà a casa sua per guarire il servo. Noi a questo punto forse avremmo approfittato di una generosità così gratuita. Quel centurione, invece, si vergogna ancora di più: si trova davanti a se stesso, a un giudizio su di lui, e dice che non è degno che il Maestro si rechi da lui. Prova vergogna davanti a un uomo così buono. E pronuncia quelle splendide parole che ancora oggi ripetiamo: "O Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito". Il servo del centurione, in effetti, guarisce sulla parola di Gesù. Ma anche quell'uomo adulto guarisce dopo il suo incontro con il Maestro: ha scoperto di essere indegno, ma ha trovato chi lo comprende nel profondo; ha visto come l'interesse per gli altri può trasformare in maniera sorprendente la sua stessa vita.