Omelia (08-12-2006) |
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* Chi è stato a Capri, la bellissima isola davanti a Napoli, sa che una delle attrazioni da visitare è la famosa grotta azzurra. Vi si entra con dei barconi e ci si ritrova in una porzione di "mare al coperto" dove tutto, per un gioco di luce e di riflesso, appare colorato di azzurro. Pur essendo al chiuso, si sperimenta il colore del cielo. Oggi è la Festa dell'Immacolata Concezione di Maria. Ci piace pensare a Lei come una porzione bellissima di mare e di terra che accoglie la luce divina, essendone riempita totalmente, così da trasmettere, lì dove c'è buio, il colore del cielo. Maria è immacolata, cioè senza macchia, perché è ricolmata di grazia in pienezza: non c'è spazio per il peccato. È totalmente illuminata: non c'è spazio per il buio. * Proviamo ad entrare nella casa di Maria, al momento dell'arrivo di Gabriele. Incontriamo una ragazza che già attendeva il Cristo, ancor prima di sapere che era stata scelta come madre di Dio. La sua vita di giovane ebrea era segnata da una speranza forte nel Dio che guarda all'umiltà dei suoi servi. Le parole dell'angelo e di Maria le conosciamo molto bene. Eppure ogni volta ci offrono motivi di riflessione nuovi. Cerchiamo di cogliere lo stupore dell'uno e dell'altra. Maria non poteva credere che, tra tante ragazze di Israele, il Signore avesse fissato lo sguardo proprio su lei. * La grazia di Dio l'aveva talmente riempita che il suo "eccomi" è stato detto senza esitazione, senza dubbi, ma non senza consapevolezza. Maria, estranea al peccato, conosceva bene il peccato del mondo. Lo toccava con mano nella sua Nazaret, nella storia del suo popolo, nella storia dell'umanità. Il suo "Sì" alla richiesta di Dio è la risposta al "no" del peccato, la cui prima manifestazione troviamo nel racconto della Genesi. Dopo aver disobbedito al comandamento di non mangiare i frutti dell'albero della conoscenza del bene e del male, il Signore stesso era intervenuto interrogando l'uomo con una domanda di una forza incredibile: "Dove sei?" Il Signore sapeva bene dov'era l'uomo e cosa aveva fatto, ma questa domanda giunge ugualmente nel cuore di ciascuno di noi, chiamati, come Adamo, a cor-rispondere alla chiamata di Dio. e mentre la semplice domanda di Dio suscitò in Adamo paura e vergogna, ora le parole a Maria suscitano timore e fiducia. Adamo ed Eva si nascondono, la loro corporeità diventa fragilità di cui vergognarsi. Maria invece si rivela e la sua corporeità diventa tempio dell'Altissimo. L'angelo Gabriele non ha avuto bisogno di chiederle: "Dove sei?". Maria è già là, pronta a donarsi a Dio. La vergine nella sua innocenza ripara la colpa di Eva, diventando Madre di tutti i redenti. * Il suo "Sì" è un misto di tenerezza e di forza, di dolcezza e di fermezza. Da quella sua risposta dipende la gioia del mondo. L'incontro tra Gabriele e Maria allora lo leggiamo come una nuova alleanza tra Dio e l'umanità. E nella preghiera dell' "Ave Maria" noi possiamo ogni giorno rivivere con Lei quel momento di grazia in cui l'eterno ha squarciato i cieli, è sceso sulla terra ed è diventato il Dio con noi. Dio ha steso la sua nube su Maria, e la vergine aprendosi al dono di Dio, ha offerto a tutti noi tre splendidi frutti: la verginità, non come vuoto ma come pienezza d'amore; l'umiltà, come condizione essenziale per attirare lo sguardo di Dio; la maternità, che si estende in Cristo a tutta l'umanità. Maria segna così l'inizio della Chiesa, sposa immacolata di Cristo, splendente di bellezza. Maria diventa quel terreno buono in cui viene seminato il più piccolo tra tutti i semi, che una volta cresciuto diventa un grande albero, l'albero della Vita. Ella è anche il frutto più squisito e perfetto della salvezza operata da Cristo. * È un messaggio che si perpetua nei secoli e che è stato al cuore delle apparizioni della Vergine a Lourdes, nel 1858. Presentandosi a Bernardette come "l'Immacolata Concezione", Maria ha voluto sottolineare il suo desiderio di consolare gli afflitti, di sanare gli infermi, di sostenere cioè tutti coloro che si sentono "vuoti". Per questo la festa dell'Immacolata riguarda tutti noi. È per lei che anche noi siamo "attraversati" da un Amore privo di astrazioni, ma fondamentalmente concreto. Accostiamoci allora alla casa di Nazaret, all'inizio dell'avvento, con il desiderio di vivere con lo stesso atteggiamento di attesa proprio di Maria. Mettiamoci in contemplazione, nutrendoci alla sorgente inesauribile della Parola. Ci riscopriremo chiamati dall'amore del Padre ad essere "santi e immacolati al suo cospetto nella carità". Commento a cura di don Paolo Ricciardi |