Omelia (06-12-2006)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Sento compassione per questa folla.

Come vivere questa Parola?
Gesù è attorniato da una folla in cui sembra concentrarsi tutto il dolore umano: zoppi, storpi, ciechi sordi si accalcano intorno a lui. Cercano il taumaturgo, colui che li liberi dal male immediato che li tormenta. Ma Gesù guarda oltre. Va alla radice, là dove neppure noi stessi osiamo talvolta avventurarci. E coglie quella fame, quella sete insaziabile che ci tormenta. "Ho compassione!". Sì, Dio ha compassione del male oscuro e profondo che affligge l'umanità. La vede vagare senza meta, trascinarsi con stanchezza in un'esistenza di cui non comprende più il senso. In questo stato non può che venir meno lungo la strada. Ed eccolo, rivolgersi ai "suoi": a me, a te, a ogni uomo, in particolare a ogni cristiano, per chiedere di "dar loro da mangiare". E qui ci scopriamo impotenti, proprio come gli apostoli. "Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?". È vero: le nostre risorse umane sono limitate; le forze ostili sono ingenti. Ci sentiamo sopraffatti dalle situazioni, impotenti. È la necessaria presa di coscienza che "senza di Lui non possiamo nulla". L'errore sta nel fermarsi qui. E il Signore ci sollecita a superare questo scoglio. Il "pane" ce lo fornirà Lui nella misura in cui gli presteremo le nostre mani e, con fede, cominciamo a distribuire quello che abbiamo. Non è nell'economia di Dio riempire prima le giare, i granai, in modo che si possa distribuire senza timore che ne venga a mancare. Lui fa solo in modo che il livello dell'olio nella giara non diminuisca (vedi vedova di Sarepta), e il pane condiviso non si esaurisca. La carità la vera carità, non si coniuga con l'accortezza di chi prima pondera fin dove può spingersi senza esporsi troppo, ma con la fede di chi conta su Dio, sia pur agendo con la necessaria oculatezza e prudenza.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, cercherò di mettere il mio cuore in sintonia con quello di Dio. Volgerò, quindi, lo sguardo ai mali che affliggono la nostra società, chiedendomi: di quali "pani" dispongo per soccorrerla?

Liberami, Signore, da quella prudenza troppo umana che chiude il cuore e le mani, e da quel contare esclusivamente sulle mie possibilità e capacità, dimenticando che tu stesso ti fai garante là dove la fede fluisce spontanea-mente nella fiducia.

La voce di un profeta dei nostri giorni
Il XXI secolo o sarà fraterno o non sarà affatto. Davanti a ogni sofferenza umana, secondo le tue possibilità, impegnati non soltanto per alleviarla tempestivamente, ma anche per distruggere le sue cause. Impegnati non soltanto per struggere le sue cause, ma anche per alleviarla tempestivamente.
Abbé Pierre