Omelia (17-12-2006) |
mons. Vincenzo Paglia |
Matteo, attraverso un lungo elenco di nomi, vuole condurci a scoprire la centralità di Gesù, "figlio di Davide, figlio di Abramo". Egli ha scritto il suo Vangelo per una comunità composta da persone provenienti sia dall'ebraismo che dal paganesimo. Con i due titoli dati a Gesù, "figlio di Davide" e "figlio di Abramo", vuole spiegare ai due gruppi che Gesù è il compimento della promessa di Dio per entrambi. La tavola genealogica traversa la storia di Israele sino a giungere a "Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale nacque Gesù, che è chiamato Cristo". Gesù non vive al di fuori della storia, ne è anzi il compimento. In lui tutte le generazioni trovano conforto e salvezza; non appartiene a una sola cultura, o a una razza o a una sola civiltà. Non a caso nella lista genealogica entrano anche alcune donne pagane, come Racab e Rut, oppure donne che sono macchiate di colpa come Tamar e la moglie di Uria. Gesù è il "re" d'Israele e di tutti i popoli, è colui che salva e redime, è il culmine della storia. In quell'elenco perciò possiamo inserire anche i nostri nomi e quelli dei nostri cari o di chi incontriamo. Il Signore Iddio ha scelto di camminare con noi: Gesù è davvero l'Emmanuele, Dio con noi. |