Omelia (17-12-2006)
Omelie.org (bambini)


Mentre continuiamo il cammino di Avvento, oggi celebriamo la Terza Domenica, che è una Domenica particolare: è tutta un invito alla gioia perché il Signore è vicino!
Anche la Parola di Dio che abbiamo ascoltato è tutta impregnata di felicità e c'invita a gioire e rallegrarci!
Abbiamo ascoltato innanzi tutto la voce del profeta Sofonia, nella Prima Lettura, che pronuncia 3 verbi bellissimi: "Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!"
Gioisci, esulta, rallegrati con tutto il cuore! Questa è Parola di Dio che non si può pronunciare con la faccia seria: va proclamata con il sorriso sul volto e gli occhi che splendono di felicità, poiché è lo stesso Signore Dio a chiederci di vivere da persone contente!
E perché dobbiamo rallegrarci tanto? Chiediamolo al profeta Sofonia e subito ci risponderà: Perché "il Signore tuo Dio è in mezzo a te!"
Certo, sapendo che il Signore Dio è qui, vivo e presente, possiamo rallegrarci e far festa! È proprio per questo che quando celebriamo l'Eucaristia intervalliamo le preghiere con i canti: cantare è un modo per esprimere la gioia di essere alla presenza del Signore.
Non è solo il profeta Sofonia a dirci di gioire. Avete sentito, no?, cosa scrive l'Apostolo Paolo ai Filippesi: "Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi."
Per due volte ripete lo stesso invito a rallegrarci, caso mai la prima volta non avessimo capito bene! L'Apostolo Paolo è chiarissimo:
Rallegratevi, cioè gioite, siate felici;
nel Signore, questo è il motivo della gioia: l'essere con il Signore, è solo insieme a Lui che possiamo gustare la gioia vera;
sempre, in ogni momento, in ogni circostanza, in ogni giorno della vita. Possiamo essere sempre felici, perché il Signore Dio è sempre con noi.
Chiariamo subito: quando l'Apostolo Paolo dice: "Rallegratevi!" non vuol dire: "ridete sempre"! Vuole suggerirci di avere il cuore sereno e l'anima nella pace, nella certezza che il Signore è con noi.
Questa gioia che abita il cuore si vede da come noi ci rivolgiamo alle persone, dal tono della voce che usiamo nel parlare, dall'espressione che abbiamo sul volto, dallo sguardo limpido... I cristiani, sono persone contente! Tutti possono sapere e vedere che il Signore è vicino dalla gioia che vedono in noi!
Ma siamo davvero contenti? Siamo felici perché il Signore è con noi? Ci batte il cuore di gioia al pensiero di quanto siamo amati dal Padre Buono?
Tutti vogliamo essere felici e questo desiderio non è solo nostro: appartiene al cuore delle persone di ogni tempo. Ed infatti, nel brano dal Vangelo secondo Luca che abbiamo appena letto, incontriamo tanta gente che vuole essere felice: sono le folle che prestano attenzione all'annuncio della Bella Notizia che va proclamando Giovanni Battista. Giovanni ripete instancabile che sta giungendo il Messia: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco".
Il Messia che il popolo d'Israele attende da secoli, finalmente giunge! Con Lui giungerà di certo la felicità!
Perciò coloro che ascoltano rivolgono a Giovanni una domanda fondamentale: "Che cosa dobbiamo fare?"
Chiaro! Sapendo che sta giungendo il Messia, non si può far finta di niente, continuare la vita di sempre come se niente fosse: occorre prepararsi! E Giovanni Battista risponde a ciascuno in modo chiaro: "Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto".
Tutto qui? Basta questo? Uno si aspetta chissà quali cose difficili da fare e invece Giovanni Battista invita a fare una cosa sola: condividere, far parte agli altri di quello che si ha.
Non si può, infatti, essere felici da soli!
Come si fa a vivere felici avendo accanto chi piange e soffre perché non ha nulla da mangiare o nulla per coprirsi?
La felicità chiede di essere raggiunta insieme, condividendo quello che si ha, in semplicità.
Ciascuno nel suo piccolo: non servono per forza grandi iniziative che fanno notizia, bastano piccoli gesti silenziosi e concreti che ciascuno può fare, che ogni famiglia può decidere insieme. Basta una coperta o una scatola di riso... Basta un sorriso nell'offrire delle mele o una bella pagnottella...
Vicino a noi, vicino alle nostre case o alle nostre scuole, nelle strade più in periferia del quartiere, ma pur sempre qui, in questa nostra città, vi assicuro che ci sono persone che non hanno niente e hanno bisogno di tutto...
Forse non ci facciamo caso... forse siamo così abituati a vederli, a incontrarli tutti i giorni, che non prestiamo più attenzione a queste persone.
Eppure passa attraverso di loro la strada che ci conduce a incontrare il Signore! Giovanni Battista continua a ripetere ancora, a noi, come lungo il Giordano: "Chi ha... dia a chi non ha".
La Parola di questa domenica è una Parola di gioia: possiamo vivere in ogni momento nella certezza che il Signore ci ama ed è con noi, vicino, vicinissimo!
Ma questa Parola è anche una Parola molto impegnativa: ci chiede di vivere tutta la settimana che inizia tenendo gli occhi e il cuore aperto, per riconoscere ogni situazione in cui possiamo mettere in pratica l'invito di Giovanni Battista: "Chi ha... dia a chi non ha".
È il modo più semplice e più bello per prepararsi ad accogliere il Signore che viene.

Commento a cura di Daniela De Simeis