Omelia (17-12-2006) |
padre Antonio Rungi |
Giovanni il precursore e l'evangelizzatore Il brano del Vangelo di Luca di questa III Domenica di Avvento si chiude con queste parole: "Con molte altre esortazioni (Giovanni) annunziava al popolo la buona novella". Per preparare la strada all'atteso Messia, Giovanni il Precursore sale in cattedra ed inizia ad evangelizzare. Parla alla gente e invita alla conversione quanti lo ascoltano e poi diventano sui discepoli. Tra questi anche i dotti e i sapienti del tempo. Ciò che Giovanni chiede come impegno personale è quello che troviamo dettagliatamente riportato nel Vangelo di oggi: "In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: "Che cosa dobbiamo fare?". Rispondeva: "Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto". Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: "Maestro, che dobbiamo fare?". Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". Lo interrogavano anche alcuni soldati; "E noi che dobbiamo fare?". Rispose: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe". Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile". Chiari inviti alla carità, alla solidarietà, alla giustizia sociale e alla giusta retribuzione, ad evitare qualsiasi maltrattamento. C'è un evidente insegnamento di etica sociale che il Precursore in questo brano cerca di trasmettere in modo semplice e riferendosi alla realtà del suo tempo a quanti desideravano prepararsi in modo degno alla venuta del Messia. La domanda "che dobbiamo fare?" trova una risposta articolata e precisa da parte del Battista. Si tratta di convertirsi personalmente ed assumere comportamenti degni di persone che hanno fede e vivono per la fede. Sul motivo della vera gioia è incentrato il testo della prima lettura, tratto dal Profeta Sofonia, che poi dà il titolo a questa domenica, che è della gioia cristiana per l'arrivo imminente del Salvatore: "Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non vedrai più la sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: "Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa". Nel mistero del Natale, le paure, le ansie, le difficoltà fanno spazio alla speranza, alla gioia e alla serenità. Non ci saranno più motivi per disperare e soffrire. D'altra parte, la forza interiore che viene da questa festa annuale dovrebbe, in linea concreta e non solo ipotetica, donare a quanti credono nella venuta di Dio in mezzo agli uomini, mediante l'incarnazione del suo Figlio nel grembo verginale di Maria, incutere coraggio e forza nelle persone deboli e fragili, che spesso sono toccate dalla sofferenza e dalla malattia di ogni genere. Conferma di questo è il testo del salmo responsoriale di Is. 12 che proclamiamo oggi: "Ecco, Dio è la mia salvezza; io confiderò, non avrò mai timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza". Molto opportune ed incoraggianti le parole della lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi, che costituisce la seconda lettura di oggi: "Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù". In un mondo di relazioni umani e sociali ove è facile angustiarsi, litigare, contrastarsi, odiare, ostacolare, innervosirsi e stressarsi, l'Apostolo ci ricorda, in ragione della vicinanza del Signore nella nostra vita e nel caso particolare della Solennità del Santo Natale, che non serve a nulla angustiarsi per le persone e le situazioni. Le angustie ritardano le soluzione in bene dei problemi di ogni giorno e della nostra vita sociale. Al contrario l'affabilità e la pacificità devono essere nello stile intelligente delle persone che credono e sperano. Per conquistare questa tranquillità, serenità e pace è necessario fare ricorso alla preghiera, alle suppliche e ai ringraziamenti a Dio che, nonostante le nostre difficoltà, non ci fa mancare la sua protezione e assistenza nelle prove della vita. Il Natale che ci accingiamo a festeggiare tra pochi giorni porti a tutti e ciascuno questa gioia che solo un amore vero verso Dio e i fratelli ci può assicurare oggi e sempre. E con tutta la comunità dei credenti oggi preghiamo con la stessa orazione che presenteremo al Signore all'inizio della celebrazione eucaristica di questa domenica: "O Dio, fonte della vita e della gioia, rinnovaci con la potenza del tuo Spirito, perché corriamo sulla via dei tuoi comandamenti, e portiamo a tutti gli uomini il lieto annunzio del Salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio". |