Omelia (24-12-2006) |
don Marco Pratesi |
Questa la pace Di fronte alle insufficienze dei re d'Israele, il profeta Michea annunzia l'opera del Signore. È necessario che si riprendano - una volta di più - le origini (v. 1). Esse sono umili, la casa e la famiglia di Davide, Davide stesso, sono stati scelti dal Signore per la loro piccolezza: da lì si deve ripartire, da queste origini antiche, che non sono però semplicemente gli inizi della casata davidica, ma più profondamente il piano del Signore che "sussiste da sempre". Questo progetto parte da molto lontano e arriverà al suo compimento, anche se in determinati momenti esso sembrerà bloccato. Sono i momenti di sconfitta e dispersione di Israele (v. 2, "Dio li metterà in potere altrui"), che sembrano mettere in scacco la Parola di Dio. Tuttavia, si tratta di tappe: l'abbandono di Dio sarà limitato nel tempo, c'è un termine, sarà momento di un cammino che va oltre, fino al ricongiungimento di tutti gli israeliti e al dono di un nuovo re che regnerà col potere stesso di Dio (vv. 2-3). Tutto questo ci dice molto bene come il Signore agisca nella storia, grande e piccola, del singolo e della Chiesa. Il Signore costruisce non con quello che è umanamente grande e impressionante, ma piccolo e insignificante. Il suo agire non è casuale, c'è un progetto, un piano che ci supera, che è prima (e dopo) di noi. I momenti di buio in esso non sono l'ultima parola: sono invece iscritti in un disegno di luce, che conferisce loro il senso vero. Un progetto che possiamo definire "Regno di Dio", che comporta al tempo stesso la dimensione orizzontale (fraternità) e verticale (primato di Dio). Così, l'oracolo famoso di Michea va ben oltre la previsione del luogo di nascita del Messia, per tratteggiare i caratteri perennemente validi dell'azione di Dio. Dobbiamo conformarci a questo modo di fare, dobbiamo "conoscere le vie di Dio". Ma non siamo spesso portatori di atteggiamenti opposti? Il lasciarsi impressionare dalle grandi realizzazioni, il sentirsi buttati a caso nella storia, il costatare il naufragio del piano di Dio, non sono pane quotidiano? I profeti ci insegnano a sperare. Natale è alle porte: nell'umiltà Dio costruisce il suo Regno di fraternità e di pace. Entriamo in questa prospettiva, leggiamo la nostra vita sotto questa luce; e questo sarà la pace. I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo. |