Omelia (25-12-2006) |
don Marco Pratesi |
Regna il tuo Dio! La bella pagina di Isaia si apre con un'immagine insolita: quella dei piedi. Sono i piedi del messaggero che cammina sui monti, diretto a Gerusalemme per portare una buona notizia: gli esiliati in Babilonia ritornano in patria. L'immagine dei piedi del messo suggerisce che la salvezza è in cammino, arriva. Questo annunzio apre la bocca alla lode, suscita vocìo di esultanza: da parte delle sentinelle della città, da parte delle rovine stesse di Gerusalemme ancora sfigurata dalle devastazioni. Le sentinelle gridano, perché vedono coi loro occhi ("occhio ad occhio", dice l'ebraico) il ritorno del Signore nella sua città e in mezzo al suo popolo. Egli ha snudato il suo braccio: si è dato da fare, ha agito con forza, operando una liberazione che sarà meravigliosa non solo agli occhi di Israele, ma di tutti i popoli. Seguendo il filo dei riferimenti al corpo umano, abbiamo così ricostruito l'itinerario spirituale proposto dal profeta. Non rassegnarti, non credere che la tua vita e il tuo futuro siano nelle mani di potenze estranee: il re è Dio! Questa è la buona notizia. Le sentinelle, chi veglia, lo sa: Dio viene, Dio arriva. Quando questo annunzio viene accolto, il regno di Dio diventa realtà, la Parola si realizza, la salvezza si rende presente. Si produce allora un ribaltamento delle prospettive: la disperazione cede alla speranza, la desolazione alla consolazione. In un modo tale che questo diventa segno di speranza e di luce anche per altri, che magari conoscono Dio solo superficialmente o per niente. Non è ancora arrivata la nuova terra, non siamo ancora nella nuova Gerusalemme, ma Dio viene, è con noi. La risposta di Dio ai problemi del mondo è un bambino nella mangiatoia, il segno della sconcertante regalità di Dio sulla storia dell'umanità e di ogni uomo. Segno che, laddove rimanga rifiutato e ignorato, ci lascia nel buio e nella solitudine; compreso e accolto, ci fa rinascere alla gioia di sapere che la vita - nostra e del mondo - è nelle mani del Signore. Un segno - il bambino di Betlemme - da non lasciar cadere, da non dimenticare. Dobbiamo impedire che le preoccupazioni e le occupazioni ci scippino della nostra gioia. Dobbiamo conservare con cura questa buona notizia, perché anche altri possano in qualche modo cogliere una novità, e nel buio del mondo percepire la luce che oggi splende a Betlemme. I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo. |