Omelia (24-12-2006) |
don Mario Campisi |
Natale: per una presenza attuale di Cristo Tre testi famosi concentrano i loro fari sull'evento del Natale: la profezia di Michea indica il luogo di nascita; il brano della lettera agli Ebrei rivela i sentimenti del Figlio di Dio all'atto di venire al mondo; infine il racconto della visita di Maria ad Elisabetta pone al centro il Bambino racchiuso nel grembo materno. Il Figlio di Dio entra nel mondo con i sentimenti espressi dal salmista – nella seconda lettura - arricchiti di nuovo valore e significato. Le vittime non esistono più; subentra l'obbedienza alla volontà del Padre; materia del nuovo sacrificio è il corpo preparato dal Padre. Cogliamo al volo la lezione che tocca tutti: ad ogni uomo è chiesta l'accettazione della volontà divina sulla propria vita; ognuno deve essere se stesso secondo il disegno di Dio. Gesù ha avuto un ruolo unico, tale da cambiare la faccia della terra e la posizione di ogni uomo. Ma per ogni uomo c'è un ruolo che è soltanto il suo e che si inserisce nel piano generale di Dio. Venir meno è come togliere una pietra da un muro, una mattonella da un pavimento, una tessera da un mosaico; il vuoto che si lascia non è senza danno per tutto il resto. Avere la coscienza del proprio posto e della propria funzione. Non sciupare tempo e forze. Non gingillarsi con banalità e futilità. Senza broncio e senza darsi delle arie, con semplicità, serietà, senso di humour portare avanti il proprio lavoro ed edificare la propria personalità in conformità alle esigenze divine. Nel Vangelo il Figlio di Dio ha fatto già il suo ingresso nel mondo, anche se è ancora nascosto nel grembo materno. Ed è già all'opera: muove le persone, fa sentire la sua presenza; nell'incontro tra le sue cugine sta al centro. Quando e dove arriva il Figlio di Dio le cose cambiano, gli uomini cambiano. Nel caso in oggetto siamo di fronte al miracolo, che non capita tutti i giorni. Oggi la presenza del bambino agisce silenziosamente e misteriosamente, soprattutto attraverso le vie della coscienza, del cuore, della ragione. Una costatazione di ordine sociale troppo spesso passa sotto silenzio. Osserviamo le nazioni dove Cristo è libero cittadino e le nazioni dove Cristo è escluso. Non diremo che nelle prime va tutto bene e nelle seconde va tutto male. Lasciamo da parte ogni forma di integralismo e manicheismo. Ma nelle prime c'è rispetto per l'uomo, c'è libertà di ogni genere, per lo più c'è maggior benessere in tutti gli strati sociali. Nelle seconde si parla di maggior giustizia sociale, mai costatabile a causa delle chiusure e restrizioni alla libera circolazione. Le informazioni che filtrano attraverso le varie cortine non mai allegre, sono a volte terrificanti. Le nazioni guidate da maggioranze di ispirazione cristiana lasciano spesso a desiderare; di cristiano a volte c'è poco; ma i difetti vengono a galla e si cerca di porvi riparo; in ogni caso la persona umana ha una salvaguardia che altrove neppure si sogna. Andare incontro al Natale con animo pieno di gratitudine per quello che ricorda e significa; cioè per la venuta passata e per la presenza attuale di Cristo nel mondo. Andare incontro al Natale col proposito di dilatare le risonanze di questa Presenza nella propria persona e nella società. Non negheremo gli apporti che per il miglioramento del mondo vengono dalla scienza, dalla tecnica, dall'istruzione, dalle stesse ideologie, ma metteremo al primo posto Cristo e tutto quello che Cristo significa: l'interessamento di Dio verso l'uomo e ogni uomo, fino a mandare il suo Figlio sulla terra a mettersi a fianco di tutti, particolarmente dei più deboli, dei più indifesi e disprezzati. |