Omelia (25-12-2006)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
All'inizio era la Parola

Tutta la nostra fede sta racchiusa qui, in questa scultorea espressione di Giovanni. All'inizio, la Parola, il Logos.
Logos
in greco è un termine dai molti significati: parola, discorso, racconto, ragione, senso. Tutti, nel Prologo dell'Evangelo di Giovanni, vi sono contenuti. La voce di Dio, il Logos, chiama un tutto indifferenziato a diventare un giardino animato. Poi chiama ad essere l'uomo e la donna. E il senso diventa pienezza di vita. Potenza della Parola! Trasforma l'abisso in culla, il vuoto in aurore e tramonti, il buio in luce, il silenzio in dialogo tra amanti. Una maestosa ouverture che prepara all'opera e traccia l'azione del Logos nei rapporti con Dio, con il mondo, con le donne e gli uomini d'ogni tempo.
È la fonte dell'esistere, e questa vita si comunica, si espande, come la luce che brilla nelle tenebre e nella creazione tutta, nella rivelazione, nell'Incarnazione del Figlio. È lui che consente la realizzazione della pienezza, dell'Amore contro cui invano si oppongono le tenebre e la violenza. Ed è a Lui, al Verbo, l'Unico e l'Unigenito che rende testimonianza Giovanni Battista. Da Lui abbiamo tutti, ma proprio tutti, abbondantemente ricevuto non una Legge, come molti si limitano a credere, ma Grazia e Verità. Lui, il Verbo, l'Amore, l'amato del Padre, l'amante, rivela il Padre. La salvezza si è definitivamente manifestata in Gesù. La salvezza è più che essere, è la sconfitta del niente. Potenza della Parola!

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Leggere e rileggere oggi questa pagina dell'Evangelo di Giovanni restituisce a questo nostro Natale un significato forte, autentico. Spero che nessuno più parli di "poesia" del Natale, di "magica atmosfera", di regali sotto l'albero. Questa è una pagina per persone adulte che non hanno tempo – perché il tempo ormai s'è fatto breve – di rincorrere scappatoie consumistiche, devozionalismi alienanti, alibi mistificatori e rimozionali.
All'inizio era la Parola. E la Parola, il Logos, era Dio. Ed Egli ce l'ha regalata, questa Parola, per raccontare, di generazione in generazione, le sue meraviglie. Possiamo ancora farlo oggi, a dispetto della dispersione dei nostri linguaggi, del disaccordo dei nostri pensieri, delle paure che ci attanagliano, delle difficoltà che incontriamo nel lasciarci penetrare dalla nudità disarmante della Parola e delle parole.
Sì, da oggi dobbiamo diventare "uditori della Parola". Quanti tentativi sono stati fatti in questa direzione. Tutta la filosofia greca, a partire da Talete, è sempre stata influenzata dall'ossessione per la ricerca del "principio originario", identificato – di volta in volta – nell'acqua, nell'aria, nell'indefinito, nella nebulosità, nel fuoco. Solo con Eraclìto, cinque secoli prima di Cristo, viene introdotto un concetto che deriva al filosofo greco da un'acuta capacità introspettiva, dall'analisi attenta di se stesso e della realtà umana. Il Logos, la profonda legge che unifica le cose, è nella tensione e nell'armonia dei contrasti e delle opposizioni, vita-morte, guerra-pace.
In principio era colui che è la Parola. Anche per Giovanni la Parola è il principio ordinatore, ma non è la "parola" del filosofo di Efeso e della filosofia classica. Se per Eraclìto polemòs, la guerra e la violenza, è all'origine di tutte le cose, per Giovanni questo principio è l'Amore. Non la violenza, l'opposizione, il contrasto, ma l'Amore. In Gesù non c'è violenza. Ma è un amore ancora oggi contestato ed espulso. La parola violenta non è mai stata soppressa nella nostra cultura e nei nostri cammini di vita. La parola d'amore è dileggiata. I profeti sono mandati a morire fuori la cinta delle città. La rivelazione è velata, rimossa.

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Per noi, oggi, è venuto il giorno di metterci in cammino. Non ce lo impone un censimento, né una curiosità, né la pietà. Ce lo impone il bisogno di trovare un senso all'esistere. Di aiutarci a s-velare questa rivelazione universale. Dove ci porta questo cammino? Se la nostra ricerca è onesta, anche se la strada viene percorsa a tentoni, brancolando nel buio, non può che portarci verso la Luce. Quella luce che risplende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno vinta... La luce vera, quella che illumina ogni uomo.
È un cammino che richiede una grande pazienza. Il più delle volte siamo abituati a leggere la storia sacra, che è la nostra stessa storia umana, partendo dall'inizio, dalla genesi alla croce, dalla nascita alla morte. Per scrivere un Prologo così inquietante e al contempo così liberante, Giovanni non può aver fatto che l'operazione opposta. Presente con Maria sotto la croce, in quel tragico giorno sul Getsemani quando il velo del tempio si è squarciato, egli ha ripercorso e riletto a ritroso, come in allucinante flash-back, tutta la storia di Gesù, proprio come Gesù aveva fatto, con molta pazienza, con i discepoli di Emmaus dopo la sua risurrezione. Nell'universo cristiano tutto è sempre rilettura a partire dalla fine, dal dato ultimo, ed è in funzione di questa fine che si rivela l'errore delle prospettive precedenti, che vengono messi in luce i meccanismi violenti e vittimari. Solo rileggendo a ritroso la storia di Gesù, anche e soprattutto oggi che è Natale, risalendo dalla risurrezione alla morte, al tradimento degli amici, al disprezzo e alla falsificazione di una parola non violenta, alla condizione di escluso, di eliminato, di nomade, di povero che non ha neppure una pietra su cui posare il capo, e su, su, fino a quella locanda che non vuole accogliere lui e i suoi genitori affranti, a Erode che lo cerca per ucciderlo..... si comprende la vicenda umana e salvifica di Gesù, la Parola del Padre. E Maria, che mai si era scandalizzata per l'inaudito, conservava tutte queste cose nel proprio cuore. Altro che rimozione!

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Anche la coppia e la famiglia, in questo cammino che oggi abbiamo deciso di intraprendere, devono saper leggere la propria storia a partire dal dato ultimo, dalla fine, dalla realtà attuale della loro esperienza. Non è sempre uno happy end. Il più delle volte le tenebre hanno, a poco a poco, velato la luce fino quasi a spegnerla. Eppure le tenebre non sono mai assolute. Anche nel buio più opprimente c'è sempre un intravedimento di luce, di senso. Anche nella fatica del vivere più immane c'è sempre un momento di pausa per riposare il piede e il cuore stanchi. C'è sempre il ricordo, ancorché fugace, di un tempo felice in cui abbiamo superato la crisi. Sappiamo che, forse, potremo farcela. No, le tenebre non possono vincere, avere l'ultima parola. Da questo flebile intravedimento di luce possiamo partire, nonostante tutto, per farci noi stessi, coppie e famiglie affaticate, uditori della Parola, annunciatori e testimoni di salvezza, perché la Parola di Dio è diventata storia, racconto, narrazione di salvezza.
Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio. Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia.
Buon Natale!

Traccia per la revisione di vita
• Come pensiamo di trascorrere il nostro Natale? Prigionieri dei miti consumistici? Preoccupati del pranzo e degli eventuali ospiti? Oppure come un'occasione per rientrare in noi stessi, ri-centrarci e ricercare un senso all'esistere?
• Sappiamo leggere negli avvenimenti quotidiani, anche i più banali, il frammento di una grande, universale storia di salvezza? Come facciamo questa lettura? Con disincanto? Con pessimismo? Con speranza?
• Qual è l'impegno che oggi possiamo prendere per diventare noi stessi uditori e annunciatori della Parola?

Commento a cura di Luigi Ghia