Omelia (31-12-2006) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Guardando ai nostri giorni... Guardare alla Santa Famiglia di Nazareth vuol dire considerare con attenzione le problematiche dei nuclei familiari di tutti i tempi, compreso il nostro. Già a partire dalla prima lettura liturgica di questa domenica nell'episodio della sterilità sofferta di Anna, si pone un inquietante problema anche dei nostri giorni in merito all'impossibilità della procreazione e allo stato di angoscia di parecchi coniugi determinato dalla mancanza dei figli. La lettura del libro di Samuele va vista infatti sin dall'inizio; Elkana ha due mogli (siamo in epoca di legittimità della poligamia) Peninna e Anna. La prima ha avuto figli, la seconda è stata condannata a non generarne evidentemente a causa di un fattore ingenito di sterilità. La comprensione e l'affetto del marito non bastano a consolare Anna nel dolore, gravato per di più dalle umiliazioni della rivale ricca di figli, sicché lei ricorre alla preghiera e dopo un voto fatto al Signore, partorisce finalmente un figlio che prenderà il nome di Samuele. Come già nel caso di Sara (anche se molto differente da questo) Dio premia la costanza dei giusti e dei sui fedeli, sicché Anna potrà godere della presenza di un fanciullo che ora consacrerà a Dio per mezzo del sacerdote Eli. Dicevamo che la lettura pone un problema inquietante che è causa di dolore e di sofferenza per molte famiglia: situazioni di sterilità o di impotenza che comportano l'impossibilità di avere prole nonostante la buona volontà dei coniugi sono quasi sempre motivo di abbattimento anche psicologico, di frustrazione e di dolore e non è strano se in questo caso si fomenta l'invidia per i figli degli altri. Non di rado si ricorre anche alle adozioni presso gli orfanotrofi. Da parte di tutti non si può trascurare di mostrare vicinanza e amore nei confronti di queste donne gravate dall'assenza, nella loro casa, della gioia di un bambino poiché se è vero che va accettata qualsiasi situazione provenga da Dio, è altrettanto vero che in parecchi casi determinate situazioni apportano non pochi smarrimenti interiori; occorre confidare in Dio e non lasciarsi sedurre dallo sconforto e tanto meno dal senso di inferiorità rispetto alle altre donne coniugi. D'altra parte c'è chi presume di ovviare a questi problemi tentando di forzare la natura in modo meschino e riprovevole: se anticamente il soggetto umano era perfino sottomesso e frustrato dal dominio della natura e della sacralità (si pensi al Medioevo), oggi si verifica l'errore opposto di voler spadroneggiare sugli eventi naturali con la pretesa assurda di manipolarli e di piegarli a proprio esclusivo vantaggio, sicché la famiglia è minacciata nella sua concezione originaria e nella sua stabilità sotto la forma di unioni di fatto, matrimoni fra persone dello stesso sesso che aspirano ad essere riconosciuti per legge, nascita dei figli in provetta, inseminazione artificiale eterologa in nome del "figlio a tutti i costi". Un'insulsa pretesa di volersi sostituire a Dio o alla natura (per chi non è credente) per un disordine nella stessa dignità dell'uomo. Ma prescindendo da qualsiasi imperativo etico, è poi garantito che simili ricorsi di distruzione riescano a raggiungere gli scopi per cui vengono adottati? E' proprio vero che simili espedienti risulteranno soddisfacenti e non comporteranno nefaste conseguenze dal punto di vista psicologico? E' garantito che non si apporteranno perniciosi risvolti nella crescita e nella formazione dei figli? La famiglia va invece considerata nel suo stato originario e genuino e salvaguardata in tutti gli aspetti nonché tutelata nei diritti. Gesù, Giuseppe e Maria nel condurre la vita familiare in una contestualità tutt'altro che facile nella quale si doveva fuggire in Egitto, permanervi per lunghi anni in mezzo alle precarietà e con l'assillo della solitudine e della lontananza dalla propria terra; per poi rientrare in patria e affrontare la fatica del quotidiano sul lavoro e sulla conduzione del proprio figlio Gesù ci aiutano a riscoprire il carattere di fiducia, coraggio e costanza nella prova che dovrebbe caratterizzare tutte le famiglia di ogni tempo. La Santa Famiglia compendia nella sua vita tutti i problemi di scottante attualità che esigono di essere interpretati prima di essere risolti e costituisce anche un valore di riferimento concreto per tutte le famiglie. Per Giuseppe deve essere stato certamente un peso esorbitante e di difficile sopportazione dover accettare la propria consorte nonostante quel parto improvviso: anche se esente da colpa e da responsabilità soggettive di fornicazione o altra immoralità sessuale, Maria era pur sempre giovanissima donna rimasta gravida e per ciò stesso oggetto del biasimo da parte di tutti e questo non poteva che comportare angoscia e fastidi nel suo sposo che non sapeva cosa fare: "Accettarla o ripudiarla in segreto". Il fatto che Dio sia intervenuto a sostegno di questa situazione immunizzando i Santi Sposi da ogni condanna umana sottolinea come la calma, la comprensione, la vicinanza e soprattutto una provata fede nel Signore che comunque non ci abbandona conducano alla soluzione conveniente e pacifica di problemi come questi e anche ai nostri giorni sotto questo aspetto si riscontra quale debba essere l'atteggiamento adatto e conveniente in situazioni di maternità prematura ed improvvisa. Se l'errore c'è stato è possibile porvi rimedio con calma, senza lasciarci prendere in alcun modo dall'ira, dalla recriminazione o dagli eccessi. In tutti i casi e qualunque sia il problema che debba assillarci nella nostra convivenza familiare la fiducia in Dio e la razionalità devono avere sempre la priorità come pure il dialogo e la concordia che superano ogni divisione risolvendo tutti i tipi di contrarietà. Peronalmente preferirei evitare l'aggrettivo "Sacro" per qualificare la famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria; meglio adoperare il termine "Santa Famiglia", che racchiude l'idea di una consacrazione a Dio, una disposizione nei suoi confronti e una propensione verso gli altri. E la santità è obiettivo di ogni famiglia. |