Omelia (25-12-2006)
Suor Giuseppina Pisano o.p.


"..C'erano in quella regione alcuni pastori, che vegliavano, di notte...."; così recita il passo dell' evangelista Luca, che la liturgia eucaristica ci fa leggere, durante la Messa della notte di Natale.

Una notte, particolarmente suggestiva, questa della Natività, una notte tenera, per la presenza del bambino, una notte carica di nostalgia, perché reca in sé la memoria degli anni felici dell'infanzia, almeno, per chi, l'infanzia, l' ha vissuta nella gioia dell'amore, e nella serenità dei giochi.

Una notte unica, perché, all'interno delle sue tenebre, è sorta, improvvisa, la luce: "la vita era la luce, scrive Giovanni nel suo 'Prologo', e la luce brillò nelle tenebre..." (Gv.1,1-5 ); ma già tanti secoli prima, Isaia, guidato dallo Spirito, intravedendo quella luce aveva detto:".. il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.." ( Is.9,1)

Presso il popolo ebraico, la tradizione rabbinica, conta quattro grandi notti, che sono un dono, altrettanto grande, di Dio: la prima è la notte della creazione, allorché il Signore disse: "Sia fatta la luce" ( Gn1,3) e la tenebra ebbe il suo limite; ci fu poi la notte dell' alleanza con Abramo:"..mentre il sole tramontava e si faceva buio fitto,....il Signore concluse l'alleanza con Abramo.." (Gn.15,17-18), in seguito, la grande notte della liberazione, l'antica Pasqua, durante la quale, il popolo eletto, che viveva in schiavitù, uscì, in fretta, dall'Egitto, per iniziare il lungo cammino, verso la libertà ( Es.12); infine la notte messianica, di cui parla il profeta Zaccaria, una notte, che cederà, definitivamente, il passo alla luce, perché la terra avrà come sovrano il suo Dio: "..non vi sarà più dì e notte, e, anche la sera vi sarà luce...in quel giorno il Signore sarà re su tutta la terra...e unico sarà il suo nome." ( Zc. 14,7-9)
Quella notte si è realizzata con la nascita del Cristo a Betlemme; da allora la luce risplende, per quanti la accolgono.

La tenebra, il buio, la notte, simboleggiano, il male in tutte le sue più diverse manifestazioni, il male del peccato, il male del dolore, dell'angoscia, che tiene prigionieri, il male della disperazione, della confusione, dell'oppressione e di ogni prevaricazione, e, di esso, è carica la storia dell'uomo, da sempre, da un remoto passato, fino a quello recente, e a quello presente, fortemente segnato da ingiustizie, tensioni, violenze e guerre.

Ho riletto una lettera, che D. Bonhoeffer scrisse, dal carcere di Tegel ai suoi genitori nel 1943, in occasione del Natale, e, voglio proporne un passo, a quanti, riflettono con me, su questa Notte di salvezza:
"..non può essere un problema particolare, trascorrere un Natale nella cella di una prigione. Molti in questa casa celebreranno, probabilmente, un Natale più ricco di significato, e più autentico, di quanto non avvenga, dove, di questa festa, non si conserva che il nome.

Un prigioniero comprende, meglio di chiunque altro, che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, abbandono e colpa hanno, agli occhi di Dio, un significato completamente diverso, che nel giudizio degli uomini; comprende, che Dio, si volge proprio verso coloro, da cui gli uomini sono soliti distogliersi; che Cristo nacque in una stalla perché non aveva trovato posto nell'albergo; tutto questo per un prigioniero è veramente un lieto annuncio, e, credendo questo, egli sa, di essere inserito nella comunità dei cristiani, che supera qualsiasi limite spaziale e temporale, e le mura della prigione perdono d'importanza...."

Le mura di qualunque " prigione", come, il buio di qualunque situazione, anche la più disperata, sono abbattute ed illuminate dal Mistero della nascita del Figlio di Dio: un figlio di donna, come tutti, un bambino, che non ha voce, che non ha rilevanza alcuna, nel mondo degli adulti, come Paolo scrive:"... Dio mandò suo Figlio, nato da una donna, nato sotto la legge..." ( Gl.4,4)

E' quanto il racconto di Luca ci dice, brevemente, ma, in modo molto circostanziato, sulla natività del Signore Gesù:" In quei giorni un decreto di Cesare Augusto, ordinò che sì facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria, Quirino. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea, salì in Giudea, alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare, insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.."

Il censimento: un segno della schiavitù e dell' oppressione in cui gli Ebrei vivevano al tempo dell'occupazione di Roma; esso costringeva tanta povera gente ad un viaggio, sicuramente, disagevole; quell'editto di Cesare Augusto è chiaro segno che, le persone, compreso il Figlio di Dio, che di lì a poco sarebbe nato, erano soltanto un numero, delle pedine nelle mani del potere straniero, che ambiva soltanto ad accrescersi.

Il potere politico, il dominio di pochi o di uno sui tanti, il Messia lo avrebbe rovesciato, ma non con la forza; i rovesciamenti che Dio opera, avvengono con strumenti poveri, umili, disprezzabili: un bambino, come tanti; ma un bambino del quale profeta Isaia aveva detto:"... ci è stato, dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità, ed è chiamato: "Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace"; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare, con il diritto e la giustizia, ora e sempre....( I s 9,1 3.5 6)

E' molto difficile, attribuire al piccolo di Betlemme, tanta potenza e grandezza, ma noi sappiamo che, il Cristo, Figlio di Dio e della vergine Maria, sarà lui il vincitore del peccato e della morte, il liberatore e salvatore dell'uomo, solo lui porterà pace all'umanità, perché Lui è la Pace, quella vera che ha riconciliato l'uomo, e tutta la creazione, con Dio, Creatore e Padre.

E' questo il Natale che celebriamo, non una ricorrenza storico-religiosa, ma l'evento misterioso e grande che segna l'inizio, nel tempo, della nostra salvezza: un bambino, avvolto nelle fasce e deposto in una mangiatoia, un povero come tanti, un escluso, come molti, assieme a sua madre e a Giuseppe, perché, "non c'era posto per loro nell'albergo".
Il Dio forte, viene al mondo, nella debolezza e nella povertà, ed è a persone come lui, i pastori, gente senza una dimora fissa, giudicata impura, a causa del continuo contatto con gli animali, che Egli si rivela, con l'annuncio degli angeli:" C'erano in quella regione alcuni pastori, che vegliavano, di notte, facendo la guardia al loro gregge...un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato, nella città di Davide, un salvatore, che è Il Cristo Signore.»"

Gli ultimi sono i destinatari privilegiati del grande annuncio, ai poveri è concesso di vedere, per primi, la luce e di parlare col cielo; col tempo, saranno proprio loro, i pastori, l' icona dell' amore misericordioso, perché da loro, prenderà l'immagine il Maestro, quel " buon pastore", che dà la vita per il suo gregge, il pastore, che cammina per i mont, i alla ricerca dell'unica smarrita, e la riporta all'ovile, reggendola sulle spalle.
I pastori, che in quel lontano tempo non avevano alcun peso nella società, nel progetto di Dio, diventano i primi destinatari della rivelazione, e i primi, dopo Maria e Giuseppe, che contemplano il mistero del Dio fatto uomo e lo adorano.

La notte della Natività è questa luce di salvezza che, da allora, rischiara, tutta la Storia umana, insegnando ad ogni uomo o donna di qualsiasi tempo, cultura, e appartenenza sociale, sia esso ricco, povero, giusto o peccatore:" a rinnegare l'empietà, come Paolo insegna, a rinnegare i desideri mondani, e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo, mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone. (1 Tt. 21 11 14)

E' un progetto, un impegno da recuperare, oggi, un tempo in cui anche il Natale, è insidiato dai troppi, eccessivi segni esteriori, in parte, giusta manifestazione di comune esultanza, ma che, per un altro verso, sembrano ridurre un Evento tanto grande, a prodotto di mercato.


Sr M.Giuseppina Pisano o.p.
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