Omelia (24-12-2006) |
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Mettersi in viaggio per incontrare gli altri Fratelli nella fede, la liturgia di questo tempo di avvento ci fa vedere come Dio sceglie persone umili per una missione così importante. Maria non ha un momento di esitazione: Ella parte! Corre a condividere con Elisabetta la gioia di ciò che sa, la gioia di ciò che ha capito, la gioia di ciò che ha creduto, la gioia di ciò che ha ricevuto. Maria vede la bontà di Dio e si commuove e pronuncia la più bella preghiera: "Io sono felice nel Signore! Non sono niente, ma Dio mi ama: tutto viene da Lui!". È grandioso, nella sua semplicità, il vangelo odierno. Presenta due donne che sono nell'attesa di diventare madri. Dio continua a farsi presente in una storia di umili visite. Scende davvero dalle stelle. Nell'abbraccio delle due donne incinte, Elisabetta continua quell'Ave Maria cominciata dall'angelo: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo". Maria esplode di gioia e di umiltà con il suo Magnificat. La cugina la definisce "beata" perché ha "creduto". Beati quelli che credono. L'annuncio dell'angelo a Maria, è la pagina più letta nella liturgia, più meditata dagli artisti, più riprodotta in tele o nelle sculture. Ci guida la certezza che siamo di fronte a una pagina di Vangelo e, come tale, essa è in primo luogo l'annuncio di Dio che salva, di Dio che chiama e affida a una libera creatura umana un compito nell'opera della salvezza. Dio manda Gabriele, l'angelo degli annunci messianici, in Galilea nel paesello di Nazaret. Non è più nel tempio che ora vuole rivelarsi, ma in una sconosciuta contrada. Destinatario dell'annuncio non è un sacerdote nel pieno esercizio delle sue funzioni, ma una vergine. Si chiama Maria ed è promessa sposa di Giuseppe. Sarà madre, avrà un figlio. Tutto sarà opera di Dio: sarà Madre-vergine. "Lo spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell'altissimo stenderà su di te la sua ombra. Colui che nascerà da te sarà dunque santo e sarà chiamato figlio di Dio". Maria si aprì gioiosamente al volere di Dio; da quel momento il Verbo, assume in Maria il suo essere umano. Se noi diamo la nostra disponibilità a Dio come ha fatto Maria, Dio sarà capace di compiere le meraviglie anche in noi come ha compiuto in Maria. Il senso ultimo della vita è l'amore. L'Amore ci ha chiamato all'esistenza, l'Amore si è incarnato per salvarci, l'Amore ci è stato donato perché incominciassimo una vita nuova. Senza amore la vita è vuota. Se cerchi la felicità, dona amore. È dando che si riceve. È amando che ti realizzi. Ogni sacrificio che fai, ti rende più forte. Ogni mano che tendi, ti sostiene. L'amore che ti sforzi di donare, genera un amore ancora più grande. Solo i cuori che sanno amare aprono la via del futuro. Sarai un benefattore dell'umanità, se farai della tua vita un dono di amore. Questo ci insegna Maria quando va a trovare ed aiutare Elisabetta l'anziana cugina. La mia fede esige che mi metta in viaggio per incontrare gli altri. Come Maria, che si porta in grembo il suo bambino, devo andare verso l'altro che ha bisogno di me. Come Elisabetta, devo essere felice se qualcuno bussa alla porta e devo aprirla con il volto pieno di sorpresa. La fede che mi hai donato, Signore, non può restare un tesoro privato. Deve fondersi con la fede degli altri così da cantare insieme le tue opere meravigliose, riconoscendo nel volto degli altri la tua presenza che visita la mia casa. Sia lodato Gesù Cristo! |