Omelia (25-12-2006)
Omelie.org - autori vari


* Le tre letture che la liturgia ci presenta sono un'esplosione di gioia. La lieta notizia tanto attesa, la buona novella da secoli annunciata, il regno di Dio promesso attraverso la bocca dei profeti: tutto questo si realizza oggi per noi. I messaggeri annunciano, le sentinelle gridano perché "tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore". Dio ha parlato per mezzo del Figlio suo. Dio si è incarnato, si è fatto uomo, è venuto nel mondo nella persona del Figlio "luce vera che illumina ogni uomo", perché ogni uomo diventi figlio di Dio. Se questo storicamente è avvenuto duemila anni fa, si attualizza oggi per noi realmente nella celebrazione liturgica. E' per noi che risuona oggi la parola: "Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato".

* La prima lettura è tratta dal Deuteroisaia (= Secondo Isaia) e fa parte di quella sezione che parla anche della restaurazione di Gerusalemme. A Israele che si trova in esilio è rivolta la lieta notizia, l'annuncio della pace, della salvezza, della consolazione, del ritorno del Signore in Gerusalemme come Re. Il tema della regalità è uno dei fili conduttori che legano le tre letture della liturgia di oggi assieme a quello della salvezza che giunge a pienezza nella persona di Gesù, il cui nome significa: Dio salva.
"Il Signore regna". Tutto l'AT è attraversato dal tema della regalità, in particolare il Deuteroisaia e parte del Salterio. La regalità di Davide e della sua stirpe ha avuto un ruolo molto importante al servizio alla regalità di Dio. Questa regalità divina raggiungerà il suo culmine nell'escatologia come è detto nel libro dell'Apocalisse. Come proclama nel brano di oggi il profeta, il Signore non regnerà soltanto su Israele, la sua sarà una regalità cosmica che abbraccia tutti i popoli, tutto l'universo. Il braccio del Signore, ossia la sua forza, la sua potenza, si estenderà ovunque e tutta la terra vedrà la sua salvezza.

* Il Natale lungi dall'essere prevalentemente una festa commovente è anzitutto e soprattutto l'incontro con una persona e l'offerta di comunione con il Figlio di Dio. Dio ha voluto unirsi a noi e fin dall'antichità si è rivelato con avvenimenti vari e in molteplici modi, attraverso la natura e nel cuore dell'uomo. La rivelazione è il primo stadio della comunione (Gen. 17, 1-2; Es. 19, 1-8). Dio ha parlato, si è rivolto all'uomo perché ascoltasse la sua Parola e rispondesse con la fede aderendo a lui. Non ha parlato una sola volta, ma nel corso delle generazioni, gradatamente attraverso i profeti. Infine ha inviato il suo Verbo, la sua Parola incarnata, suo Figlio. Con lui è giunta la pienezza dei tempi, è giunto tra noi il Regno di Dio, è iniziato il compimento della salvezza. Il tempo precedente alla nascita di Gesù si può considerare un tempo di preparazione. Dio si è scelto un popolo dal quale è nato Gesù secondo la carne, preannunziato, come già abbiamo detto, dai profeti. Dio ha parlato al popolo attraverso questi suoi portavoce, questi uomini chiamati da lui fra il popolo per parlare nel suo nome. Nonostante essi non siano sempre stati ascoltati, la Parola di Dio ha compiuto il suo corso. Dio ha voluto fare a noi il più grande dei doni: la sua Parola viva, parlarci non più tramite portavoce o messaggeri, ma con la sua stessa Parola fatta carne, il suo unico Figlio. Il Figlio di Dio si è fatto uno di noi perché attraverso di lui noi potessimo entrare in comunione con Dio. Ora, credere in Dio significa aderire a lui, accogliere suo Figlio Gesù rivestito della carne mortale per assumere e salvare quello che con il peccato era perduto. Dio lo ha costituito erede di tutte le cose e con il Padre egli è anche creatore dell'universo, perché era una sola cosa con lui prima della creazione del mondo e a lui saranno sottomesse tutte le cose, quelle della terra come quelle del cielo.

* Chi è questo Gesù, questo Figlio? E' l'immagine del Padre. In lui possiamo vedere il volto di Dio, perché "chi vede me ha visto il Padre"- dirà Gesù stesso-. In lui e nelle sue opere ci è dato di contemplare la gloria, che è la manifestazione della potenza, della bellezza e dello splendore di Dio Padre, come gli apostoli la poterono contemplare sul Tabor il giorno della trasfigurazione. Ci è dato di sperimentare la potenza di Dio anche attraverso le sue opere. La potenza della sua Parola mantiene in vita l'universo e tutte le sue creature, le quali "se nasconde il suo volto vengono meno", come canta il salmista. Gesù è venuto a salvare l'umanità schiava del peccato e l'umanità salvata è l'umanità ricreata nel Cristo. Il Natale è legato alla Pasqua. L'incarnazione infatti porterà il Figlio di Dio alla suprema umiliazione nella passione e nella morte per giungere alla glorificazione mediante la resurrezione e l'ascensione, per regnare eternamente alla destra di Dio. Il nome di Gesù (= "Dio salva") è superiore ad ogni nome, anche a quello degli angeli sui quali, come Figlio di Dio egli regna e per questo è superiore anche a loro.

* Gv. 1, 1-18 costituisce il Prologo dell'evangelo giovanneo. Ne è l'introduzione senza dubbio, ma è anche la sintesi di tutto il quarto evangelo. Racchiude infatti in sé i temi che in seguito saranno sviluppati nel corso dello stesso evangelo e ci parla soprattutto del Verbo (= Parola) di Dio, dalle sue origini alla missione affidatagli da Dio Padre. E' un inno altissimo, vertiginoso, di intenso lirismo; sguardo d'aquila che penetra il Mistero stesso della trascendenza divina.

* Nell'impossibilità di commentare come si conviene, questo grandioso "affresco teologico", che da secoli la Chiesa e i più grandi suoi studiosi hanno approfondito, meditato e pregato, senza mai esaurirlo – mi limito a soffermarmi su uno dei temi centrali "Luce-tenebre", che ha una notevole importanza per la vita del cristiano.

* Celebriamo oggi che è Natale, la venuta del Verbo di Dio fra noi. Nel Prologo è detto: "Nel Verbo era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo".
Il Verbo di Dio viene nel mondo come Luce: Il mondo da sempre ha bisogno di questa luce, perché è avvolto dalle tenebre. Per mondo intendiamo l'umanità e la luce di cui parliamo è la luce che dovrebbe illuminare nel profondo l'intelligenza, il cuore, la coscienza degli uomini: è la luce della Vita, la luce che è Vita. Quanta oscurità, confusione, tristezza, disperazione, quante paure, delusioni, tradimenti attanagliano gli esseri umani, tutto questo possiamo riassumerlo in una parola: tenebre. Quanta parte di umanità brancola e si agita nella sofferenza, nell'angoscia, nel dolore e avanza annaspando nel buio! Oppure si lascia abbagliare da luci fatue, bagliori effimeri, che rapidamente scompaiono per far riaffiorare nuovamente le tenebre, senza lasciar scorgere la vera luce. Spesso, quando questa si presenta viene rifiutata proprio perché è la luce vera che rischiara fino in fondo il cuore umano facendo emergere quello che siamo e questo, molte volte non fa comodo. Se è accolta la vera luce ha la potenza di cambiare il cuore, rendendolo puro e trasparente, povero e vuoto, per farlo divenire solo "accoglienza" come quello di Maria che ha potuto portare in sé il Figlio di Dio. La vera luce è proprio il Verbo di Dio venuto fra gli uomini per fugare le tenebre, per trasformarle in luce. E' venuto per assumere il male, le tenebre di ogni uomo perché ogni uomo diventi figlio di Dio e come tale viva nella luce di Dio. Alla sua venuta tuttavia, al sopraggiungere della luce, l'umanità si è divisa tra chi ha rifiutato la Luce vera e chi l'ha accolta. Chi l'ha rifiutata continua a vivere nelle tenebre e se non cambia, le tenebre lo portano alla morte. Chi l'accoglie con fede accoglie la vita e diventa Figlio di Dio, entra in comunione con Dio. Avere fede, significa consegnare a Dio la propria esistenza essere suoi figli amati e vivere nella luce.
Il luccichio scintillare delle strade illuminate per Natale, le luci dell'albero e del presepe, a nulla servono se non ci ricordano che celebriamo la venuta di Colui che ha detto: "Io sono la luce del mondo. Chi segue me non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita". E ancora: "Come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce".
Anche noi oggi, in questo giorno in cui la luce divina è venuta tra noi nella persona del Figlio di Dio, siamo posti di fronte alla medesima scelta. O accogliamo questo dono immenso che è il Figlio di Dio, luce del Padre che ci fa diventare suoi figli, o rifiutiamo la luce per vivere nelle tenebre; ma chi cammina nelle tenebre non sa dove va, non conosce il senso vero della vita. "Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della Luce".

* Il salmo responsoriale fa parte di quei salmi che celebrano la regalità del Signore, regalità cosmica che racchiude l'uomo e l'universo sotto la signoria di Dio. Il Signore è potente, forte, vittorioso (il braccio è segno di forza e di potenza). Egli è anche il messia che compie le promesse, è il Dio fedele che ricorda (=rende presente) il suo amore per Israele e porta la salvezza a tutti i popoli: Per questo il salmo è anche un tripudio di gioia, "un canto nuovo" per le meraviglie che il Signore ha compiuto, è un invito a inneggiare con tutti gli strumenti possibili davanti al Re, il Signore.

Commento a cura delle Benedettine di Citerna