Omelia (24-12-2006) |
padre Antonio Rungi |
Con il cuore e la generosità di Maria incontro al Messia La IV Domenica di Avvento di quest'anno capita in una singolare coincidenza, e cioè alla Vigilia di Natale. La parola di Dio di quest'ultima domenica di preparazione ci aiuta ad attendere la nascita di Gesù, a poche ore dalla celebrazione della messa di mezzanotte, con il cuore e i sentimenti della Madonna, perché Maria, oggi, viene proposta a noi come modello di attesa della nascita del Signore. Lei ha sperimentato, in modo unico ed irripetibile per la storia del genere umano, questa nascita miracolosa per opera dello Spirito Santo del Figlio di Dio nel suo grembo verginale. La migliore preparazione immediata è quella che ci rimanda alla spiritualità mariana, che è spiritualità dell'umiltà, della solidarietà e della generosità del cuore. Il testo del Vangelo di Luca che oggi proclamiamo è quello della visita di Maria a Santa Elisabetta, con il noto inno mariano del Magnificat, che costituisce l'ossatura di tutta la struttura interiore della Madonna nel suo andare verso il Signore, anzi nell'accogliere il Signore nella sua vita fisica e spirituale. "In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva". In questo giorno di vigilia del Natale vogliamo anche noi magnificare il Signore per tutto quello che ci dona ogni giorno ed attimo della nostra vita e lo vogliamo fare con semplicità, con il cuore pieno di gioia per averci donato un altro Natale da vivere con i nostri cari, nonostante le prove e le sofferenze della vita. Ed il senso di questo donarsi al Signore, e di accettare da lui ogni prova e croce, ci viene espresso in modo significativo nel brano della Lettera agli Ebrei che ascoltiamo oggi come seconda lettura della Parola di Dio. In esso c'è un riferimento esplicito al mistero del dolore che si celebra come liberazione sulla Croce del Cristo. Il Natale ci riporta naturalmente alla Pasqua, in quanto quel Bambino che nasce a Betlemme, sarà il divino Maestro Crocifisso e morto per noi sulla croce per la nostra definitiva redenzione. Ricorca, infatti, l'autore della Lettera agli Ebre che "entrando nel mondo, Cristo dice: "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà". Dopo aver detto: "Non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato", cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: "Ecco, io vengo per fare la tua volontà". Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre". Il centro di questo brano è appunto fare la volontà di Dio. Cristo, Figlio di Dio, che viene tra noi e muore per noi per fare la volontà del Padre è il Figlio obbediente, il Figlio che si offre, il Figlio che prende su di sé i peccati del mondo e li lava con il suo sangue sul patibolo della Croce. Capanna di Betlemme e Calvario sono un'unica ed iscindibile verità e realtà della salvezza del genere umano, perché è lo stesso Figlio di Dio che nasce tra noi e muore tra noi per amore. Di grande effetto scenico e comunicativo è il testo della Prima Lettura di oggi, tratto dal libro del Profeta Michea, che dice chiaramente chi sarà il Messia e ciò che farà per l'umanità, nascendo in un villaggio sconosciuto, Betlemme, e venendo nella storia di questa martoriata terra, segnata da sempre da violenze e assenza di amore e tenerezza, di giustizia e fratellanza, di carità e misericordia. "Così dice il Signore: E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità; dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele. Egli starà là e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra e tale sarà la pace". Pace, sicurezza, gioia, speranza sono questi e tanti altri i sentimenti e i valori che porta con sé la nascita di Gesù. Nel celebrarlo ogni anno con particolare gioia nel cuore per la sua venuta, Gesù sia anche per questo Natale 2006 una certezza di speranza e pace per l'intera umanità. Maria ci indichi la strada certa per poter concretizzare le attese di pace e speranza nel nostro cuore e nel mondo in cui viviamo. |