Omelia (25-12-2006) |
padre Antonio Rungi |
Un Bambino per tutti "i bambini ed i semplici del mondo" "Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti". (Is. 9,5-6). Con queste parole ricche di speranza per l'umanità in attesa del Salvatore, il grande profeta Isaia prefigura il Messia. Con queste parole e riflettendo su di esse intendo rivolgermi a tutti sacerdoti, religiosi/e, fedeli in occasione del Santo Natale dell'Anno del Signore 2006, che volge al termine e che ci offre l'opportunità, ancora una volta, di meditare sul Mistero del Verbo Umanato ed Incarnato, che viene ad abitare la nostra terra e a condividere la nostra stessa natura. Natale è importante per ogni cristiano e per quanti hanno a cuore il bene dell'umanità, perché un Dio viene ad incontrare l'umanità e a proporre ad essa la vera via di liberazione e di salvezza. Ma si tratta di accogliere questo Dio-Bambino e, come i pastori che si recarono alla Grotta di Betlemme, riconoscerlo per quel che Egli effettivamente è: "Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama" (Lc. 2. 12-14). I pastori fecero esattamente questo quando "appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia" (Lc 2,15-16). Si tratta pure di annunciare agli altri ciò che si sperimenta nel profondo della propria intelligenza e del proprio cuore una volta riconosciuto in Gesù il nostro Redentore. Infatti "dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro" (Lc. 2,17). Alla scuola di questo Bambino che parla con la sua nascita nel silenzio celestiale della Grotta di Betlemme alle persone semplici, quali i pastori, ma anche agli intellettuali e i sapienti del tempo, come i Re Magi, uomini in cerca della verità e del sapere vero, capace di comprendere ogni cosa, bisogna apprendere molte lezioni per la nostra vita che è piena del proprio io. A tale scuola si pongono successivamente i 12 Discepoli, quando quel Bambino, divenuto il Maestro, cammina per le vie della Palestina per annunciare la Buona Novella del Suo Regno, ed associa a Lui, in questa missione itinerante, espressione dell'esigenza di allora e di oggi di proclamare il Vangelo fino agli estremi confini della Terra, uomini capaci di apprendere il linguaggio dell'umiltà, della bontà, della tenerezza, dell'accoglienza, dell'ospitalità, della gioia, del sentire gli altri più capaci e degni di se stessi in ogni circostanza e situazione della vita umana, sociale ed ecclesiale. Quell'umiltà che non è falsa modestia, ma coscienza dei propri e reali limiti in tutti in sensi. Ecco perché, in questo Natale, risulta particolarmente adatto il testo del Vangelo di Matteo sull'umiltà, nel quale Gesù stesso pone a modello della nostra vita sociale l'icona del bambino, con gli insegnamenti da apprendere da tali esempi di vita. Come pure, quali cure particolari dobbiamo mettere in essere nel difendere questa categoria umana e sociale, qual è appunto il bambino, che qui, chiaramente, non è riferito soltanto all'età anagrafica del soggetto in causa, posto al centro del discorso e del dibattito su chi fosse il più grande nel Regno dei cieli, ma a tutte le persone che sono semplici, umili e indifese, fossero anche adulti e vecchi. "In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?". Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco. Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli" (Mt. 18, 1-9). Quanti scandali proprio nei confronti dell'infanzia, quante ingiustizie nei suoi riguardi, quante offese che non si riparano, quante cattiverie giustificate nell'indifferenza generale, quante disattenzioni che portano alla distruzione e alla morte, quanta mancanza di sensibilità vera nei confronti dei tanti bambini del mondo e di tanti che, pur non essendo bambini, vivono di fatto la condizione fisica, psichica e spirituale dei bambini. Verso di loro deve scattare la solidarietà e la protezione di ogni genere. Anzi sarebbe molto meglio far scattare la prevenzione, perché nessun bambino e nessuna persona debole su questa terra debba soffrire per la malizia, la perversione, l'egoismo e la cattiveria di coloro che si ritengono forti e capaci di comprare ogni cosa, anche l'innocenza e la semplicità di questi piccoli esseri umani, bisognosi di tenerezza e bontà. In questo Natale 2006 di fronte al persistere di tante forme di ingiustizia nei confronti dei bambini deve alzarsi forte il grido di dolore e pianto di tutti gli uomini di buona volontà a difesa dell'infanzia. "La situazione di una larga parte dei bambini nel mondo è lungi dall'essere soddisfacente, per la mancanza di condizioni che favoriscono il loro sviluppo integrale, malgrado l'esistenza di uno specifico strumento giuridico internazionale a tutela dei diritti del fanciullo", come denunciava la "Convenzione sui diritti del fanciullo", entrata in vigore nel 1990 e ratificata anche dalla Santa Sede. Si tratta, in prevalenza, di condizioni connesse alla mancanza di una famiglia normale, del cibo, delle cure sanitarie, dell'istruzione e della formazione scolastica, di un'abitazione. Cose che sono la base per più gravi e delittuosi comportamenti dei singoli e della collettività nei confronti dei bambini. E sono tanti i comportamenti omissivi, offensivi, e criminosi nei confronti dei bambini di tutto il mondo, contro i quali bisogna lottare uniti per raggiungere lo scopo fondamentale di ridare dignità all'infanzia di questo nostro tempo, soprattutto durante queste feste. D'altra parte, il Natale è la solennità cristiana per eccellenza che riporta al centro dell'attenzione della società e delle nazioni con origini cristiane, proprio i bambini, e i bambini non di una determinata nazione o religione, ma di tutto il mondo. Il Messaggio che viene dalla Grotta di Betlemme è universale e in quanto tale riguarda tutto il genere umano, per la salvezza del quale il Figlio di Dio si incarna nel grembo della Vergine Maria ed inizia a vivere la sua esistenza terrena. Gesù Bambino prende le difese di tutti i bambini del mondo perché ognuno di essi possa ritrovare la gioia di vivere e il sorriso sul loro viso in un mondo contrassegnato da tante violenze e sfruttamenti proprio nei confronti dell'infanzia. Un no forte e deciso di singoli, gruppi, popoli, nazioni, religioni, culture e mentalità di ogni genere al traffico dei bambini, al lavoro minorile, al fenomeno dei bambini di strada, al bullismo, alle baby-gang, all'impiego dei bambini in conflitti armati, al matrimonio delle bambine, all'utilizzo dei bambini per il commercio di materiale pornografico, anche tramite i moderni e sofisticati strumenti di comunicazione sociale, allo sfruttamento sessuale dei bambini, al turismo sessuale, alla pedofilia di qualsiasi genere e sotto qualsiasi cielo, all'infibulazione ed altre forme di menomazione del fisico e della psiche delle bambine e dei bambini di ogni razza, popolo e nazione. Se vogliamo vivere un Natale all'insegna del vero messaggio del piccolo grande Dio, che nasce a Betlemme, questo si deve tradurre in un impegno personale, etico, politico e sociale a difesa dei bambini di tutto il mondo, partendo dai bambini che vivono nelle nostre famiglie benestanti e apparentemente tranquille e serene delle nostre città. Ad essi bisogna assicurare anche una famiglia normale e stabile, superando le difficoltà inerenti ai rapporti coniugali. Chi trascura i bambini e non fa nulla per proteggerli da qualsiasi forma di violenza e offesa nei loro riguardi si macchia davanti a Dio e alla società di crimini molto gravi. Chi poi direttamente fa del male ai bambini, soprattutto se ammalati e diversamente abili, compie atti delittuosi che devono essere efficacemente combattuti con adeguate misure penali, con una legislazione più decisa nel punire tutti i crimini contro l'infanzia, soprattutto abbandonata e povera del mondo. La dignità e i diritti dei bambini non possono essere barattati in cambio di un permissivismo morale e edonismo sfrenato, legittimato da una cultura dissacrante della persona umana, che sempre più si fa strada nel mondo in cui viviamo, partendo dalla soppressione del bambino appena concepito e avallando, poi, l'eutanasia. Un mondo che necessita di fare l'opzione preferenziale per i bambini e dei più deboli e che deve avere come priorità assoluta la difesa di coloro che sono il presente e il futuro del genere umano. E senza bambini "normali" non è ipotizzabile un futuro dell'umanità senza drammi, guerre e violenze di ogni genere, in quanto l'offesa recata ad un bambino, prima o poi, si ritorce sulla stessa società e sull'intera umanità, perché persone innocenti e indifese. La loro sofferenza grida vendetta davanti al trono di Dio. La lezione che viene dal Bambino di Betlemme è un insegnamento che non ammette eccezioni ed omissioni, ma va accolto integralmente e senza appelli per essere stile di vita per credenti e non credenti in un mondo, come il nostro, bisognoso di riscatto morale e sociale, partendo proprio dalla difesa e promozione dell'infanzia. |