Omelia (31-12-2006)
don Marco Pratesi
Il gioco a palla

Anna desidera intensamente un figlio. La sua sterilità significa (il sospetto di) una certa maledizione da parte di Dio; una certa emarginazione sociale; il senso di un profondo fallimento esistenziale. Possiamo vedere in questa situazione la rappresentazione dell'intensa, inappagata sete di vita che è in ogni uomo.
Anna non si rassegna. Anno dopo anno sale in pellegrinaggio al santuario di Silo col marito, e prega il Signore. La sua preghiera viene accolta, il bambino nasce e lei, come promesso, lo consacra al servizio del Signore: "il Signore mi ha concesso il dono che gli ho chiesto, e anch'io a mia volta lo dono al Signore" (vv. 27-28).
Vediamo qui la "circolarità" del dono: Dio dona ad Anna, Anna dona a Dio.
Ogni dono davvero tale nasce dalla gratuità, non guarda a sé, ma all'altro. Tuttavia ogni vero dono chiede anche reciprocità, domanda di essere ricambiato. Perché? Non è forse gratuito? In cosa differisce allora da uno scambio commerciale e, se siamo in ambito religioso, dalla mentalità religiosa mercantile del "do per ricevere"?
Il dono gratuito tende a stabilire un rapporto di reciprocità, un rapporto nel quale il dono suscita dono in risposta, e così via, in una sorta di infinito "gioco a palla" (non è questa la Trinità?). L'amore vuole intesa, comunione. E se l'altro risponde al mio dono con qualcosa di diverso dal dono, egli non ha veramente capito, non ha accolto il dono come tale, la comunione è imperfetta, non siamo in sintonia.
Ecco la differenza tra un rapporto oblativo e uno mercantile: il primo cerca la comunione profonda, il secondo il vantaggio reciproco - che sono due cose apparentemente simili, in realtà molto differenti.
Anna vive questa gratuità, è entrata in questo "circuito" di dono, e questo le permette di essere anche molto libera, sorprendentemente indipendente nei confronti di un figlio che si è fatto tanto aspettare. Non diventa schiava del dono ricevuto, non cerca di appropriarsene, di arraffarlo tutto per sé. La vocazione di Samuele, importante per Israele, nascerà dal suo gesto di libertà e di gratuità.
Ecco una famiglia dove i rapporti sono liberati dalla volontà di possesso, e dunque liberanti. Ancora una volta, servire il Signore libera dalla schiavitù degli idoli, compresi i rapporti familiari che, in vario modo, pretendono di rimpiazzare il rapporto col Signore, diventando così deludenti e soffocanti.
È questa la realtà vissuta dalla S. Famiglia: una famiglia dove si vive quella gratuità che è resa possibile unicamente dal riconoscimento del primato di Dio.
Anche le nostre famiglie sono chiamate ad essere così, icone trinitarie: "impossibile presso gli uomini" ma, pronti ad impegnarci in questo senso, con fiducia instancabile lo chiediamo al Signore.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.