Omelia (25-12-2006) |
don Maurizio Prandi |
Sulla scia di quanto soltanto ieri (IV^ dom, di Avvento) ci siamo detti vi propongo una riflessione che in un certo qual modo in continuità con quanto accennavo sul corpo e sul suo valore. Natale è il tempo migliore per contemplare il corpo come luogo della dimora che Dio ha scelto per stare tra gli uomini, come luogo dell'immagine e somiglianza... A partire da questa considerazione mi pongo una domanda: quello che abbiamo ascoltato nella liturgia della Parola di oggi, ed in particolare la sottolineatura sulla luce e sulla gioia quale tipo di risvolto hanno nella concretezza della mia e della vostra vita? Voglio dire: quella luce e quella gioia, sono riservate soltanto alla notte della nascita di Gesù? Il vangelo mi pare che ci aiuti... Maria partorì il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo adagiò in una mangiatoia. C'è un evento straordinario ed unico certamente: l'Incarnazione di Dio... questa straordinarietà e questa unicità sono colte, in questo versetto, nell'evento ordinario e infinite volte ripetuto di una nascita, di un parto. (E. Bianchi) Bello allora che quello del Natale sia possibile definirlo mistero non solo in relazione alla nascita di Gesù; si, perché appartiene ad ogni uomo ed ogni donna che vivono su questa terra. Il Natale ci dice che il nascere è una esperienza che Dio, in Cristo, ha condiviso... c'è un patrimonio comune a Dio e all'uomo: fatto di piccolezza, di fragilità, di debolezza, di povertà di mezzi. E' avvolto in fasce Gesù, come ogni bambino che ha bisogno di cure, di protezione... viene preso in braccio Gesù, come ogni bambino che ha bisogno di essere accolto. Il Natale ci dice che l'incontro di Dio con l'uomo avviene grazie alla debolezza. E' proprio vero questo... lo pensavo l'altro giorno, quando portando le comunioni a Botasi sono entrato nella casa di una signora che si chiama Milietta e che è affetta da demenza senile. Mi ha regalato l'immagine più bella del Natale che io potessi desiderare. Quando sono entrato aveva in braccio una bambola: il suo Cicciobello che non si stanca di accarezzare e di baciare... non lo lascia mai. E' il mio bambino! Mi ha detto... Guarda che bello! Meno male che ho lui, è proprio un dono di Dio! Spero di non scandalizzare nessuno, ma per me è stato come entrare nella grotta di Betlemme, l'ho ringraziata e le ho chiesto il permesso di raccontarvi questa cosa. Lo adagiò in una mangiatoia... il verbo tradotto con adagiare, "anaclino", in greco esprime in realtà l'atto di alzare in alto... ecco che il deporre Gesù nella mangiatoia diventa allora da parte di Maria, un atto di offerta a Dio del proprio figlio: è un dono ricevuto da Dio e a Dio lei vuole che torni. Ma in quel gesto di Maria c'è anche un altro innalzare, quello che avverrà trent'anni più tardi sulla Croce: adagiato – innalzato nella mangiatoia / adagiato – innalzato sulla Croce. E' quello che quasi tutti gli anni ci ripetiamo: il legno della mangiatoia richiama il legno della Croce. Troverete un bambino... non che sia descritto diversamente dal vangelo, non che faccia qualche specificazione diversa il vangelo... un bambino... non che sia un bambino diverso dagli altri. In un bambino la presenza di Dio!!! Dio, colui che tante volte abbiamo immaginato come onnipotente, colui che tante volte abbiamo pensato intransigente, colui che tante volte abbiamo pensato come geloso della sua grandezza e dei suoi diritti, dov'è? Dio è lì, è quel bambino. E la salvezza è lì, ha la forma di quel bambino. (d. Luigi Pozzoli) Concludo con le parole di Papa Benedetto nel Natale dello scorso anno: Dio è così grande che può farsi piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo. Dio è così buono da rinunciare al suo splendore divino e discendere nella stalla, affinché noi possiamo trovarlo e perché così la sua bontà tocchi anche noi, si comunichi a noi e continui ad operare per nostro tramite. Questo è Natale: "Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato". Dio è diventato uno di noi, affinché noi potessimo essere con Lui, diventare simili a Lui. Ha scelto come suo segno il Bimbo nel presepe: Egli è così. In questo modo impariamo a conoscerlo. (Benedetto XVI, Omelia nella Messa di Natale, 25 dicembre 2005) |