Omelia (01-01-2007) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Madre di Dio e nostra mamma Il fatto che la Solennità di Maria madre di Dio sia collocata dopo la Santa Famiglia nel contesto delle celebrazioni del Tempo di Natale impone che si chiarisca un equivoco in cui mi sono imbattuto di recente conversando con alcune persone della mia comunità ecclesiale: il fatto che il calendario liturgico non dedichi in questi giorni una peculiare festività dedicata a San Giuseppe padre putativo di Gesù, non vuole affatto smentire la grande importanza né misconoscere i meriti di questo grande uomo, umile lavoratore sottomesso, che ha saputo formare il Signore fanciullo alla vita attraverso l'addestramento delle arti artigianali; la liturgia non dimentica affatto la solerzia e la comprensione sofferta di chi, come Giuseppe, ha saputo difendere l'incolumità di Maria Vergine e pur gravida e ha protetto lo stesso Fanciullo dalla furia di Erode fuggendo in Egitto: non si vuole sottovalutare Giuseppe di fronte a Maria, ma si deve pur considerare che egli è stato pur sempre il solo padre "putativo" di Gesù, ovvero colui che è stato interessato dal Signore fanciullo sotto il solo aspetto umano e terreno, visto che lo cresceva e lo educava mentre Egli vi si sottometteva nella carne. Come Dio infinito, eterno e onnipotente, Gesù non aveva certo bisogno di essere istruito ed educato da un uomo essendo lui stesso la sapienza e la scienza infinita, ma come Dio fattosi Uomo Fanciullo volle sottomettersi a tutte le procedure di crescita e di formazione umana ivi compresa la sottomissione ad un padre terreno che si occupasse della sua educazione. Questi fu appunto Giuseppe che con grande interesse, animo ed esemplarità di vita aiutò il Verbo Incarnato a vivere da uomo fra gli uomini. A Maria invece si deve non soltanto di aver cresciuto e formato il Dio Fanciullo man mano che progrediva nello sviluppo, ma anche di averlo ancor prima generato nella carne, rendendo disponibile il suo grembo immacolato perché fosse luogo dell'incarnazione del Signore. Nella sua libertà e spensieratezza di fanciulla, Maria avrebbe anche potuto negarsi a questa maternità improvvisa eppure vi acconsentì perché ben conscia di dover cooperare alla salvezza del genere umano e nel grembo vergineo di questa fanciulla consenziente il Signore ha potuto seguire l' intero iter della propria autoconsegna all'umanità, compresa la primaria tappa della nascita infantile. Se Giuseppe è stato il padre putativo di Gesù Dio già fatto uomo, Maria (senza nulla togliere al Santo Falegname) è pertanto qualcosa in più rispetto a lui: non è madre putativa, ma Madre in senso pieno perché ha generato nella carne Dio che si faceva Bambino per la salvezza di tutti gli uomini. Quindi Madre di Dio, così come anche Elisabetta la saluta accogliendola: "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?" (Lc 1, 48) Se la Santa Famiglia ci aiuta a riscoprire in Gesù Giuseppe e Maria l'ideale di qualsiasi nucleo familiare che voglia essere caratterizzato dall'unione e dalla concordia, la figura di Maria Madre di Dio ci aiuta a visionare attentamente i particolari del ruolo della maternità in tutti i contesti di interazione familiare. La mamma è infatti una figura importantissima per la crescita dei fanciulli, che la prediligono tutti anche al di sopra del padre e ripongono in lei ogni speranza. Perdere la mamma in tenera età infantile è drammatico e non di rado ha risvolti in negativo sull'evoluzione e sulla crescita del ragazzo, mentre crescere sotto il solo ausilio di una badante o di una figura femminile diversa dalla mamma apporta che il figlio, una volta cresciuto, mostri una sorta di riluttanza o di indifferenza nei confronti della madre naturale; e se la mamma invece ci è stata sempre accanto avverrà (facciamoci caso!) con certezza che nessuno di noi ne parlerà mai male in giro: fosse anche una prostituita o una poco di buono, nessun figlio descriverebbe mai in negativo la propria mamma conversando con gli altri. Ecco spiegata quindi la seconda ragione dell'esaltazione della Madre di Dio nel contesto delle festività natalizie: se la mamma assume un ruolo non secondario nella crescita dei figli, Maria ci si mostra come emblema e riferimento di ogni maternità: senza omettere di considerare l'importanza di Giuseppe, Maria ha svolto un ruolo del tutto speciale nella sicurezza affettiva di Gesù Bambino mentre cresceva, si fortificava, imparava il difficile ruolo di vivere da uomo e anche nel corso della vita pubblica del Redentore Ella è sempre stata attenta e partecipe delle sue vicende nutrendo interesse per il futuro del suo Figlio e per il successo della sua missione, così come si addice ad ogni madre che si rispetti. Maria da Gesù ha innanzitutto appreso essendo comunque sempre una discepola del Verbo e anche lei ha tratto vantaggio dalla sua parola e dal suo insegnamento e poiché è una creatura umana è anche figlia di Dio, ma il fatto di aver reso Dio nella carne l'ha resa Sua Madre. Per dirla con dante: "Figlia del tuo Figlio." Ma la maternità di Maria non è racchiusa ai soli rapporti con il proprio figlio: se, come abbiamo affermato l'amore materno è indispensabile per la nostra crescita affettiva, è chiaro che l'umanità intera ha bisogno di una Madre universale che si accosti alla figura della paternità divina. Certo, come affermava papa Giovanni Paolo I ( Breve pontificato ma già ricco e fecondo a giudicare da queste parole) Dio ci ascolta non solo come Padre Nostro ma anche come Madre nostra, poiché Egli ci ama sotto l'aspetto sia paterno che materno; tuttavia che noi disponiamo di una maternità del tutto singolare e immediata è ancora più conveniente e Dio ce l'ha concessa in Maria che oltre che madre di Dio è anche madre nostra poiché in Cristo noi siamo tutti fratelli e tutti viviamo in Dio. Nel disporre di una Madre che ci assiste e ci guida noi ci sentiamo ulteriormente incoraggiati nel difficile itinerario della nostra esperienza terrena e siamo spronati a perseverarvi nella nostra umanità che Dio tende a divinizzare. E a Maria nostra madre affidiamo anche le nostre scelte per tutto l'anno 2007, affinché esse siano sempre illuminate e rispondano al nostro reale fabbisogno; la Mamma celeste ci guiderà in quello che noi opereremo e che intraprenderemo nel corso di tutti questio mesi che ci aspettano e che devono renderci consci che nessun "nuovo anno" può mai essere buono o cattivo in se stesso, ma a determinarne l'andamento siamo soltanto noi nella misura in cui sappiamo coscientemente affidarci alla sapienza e alla ragionevolezza nelle opere della vita quotidiana e soprattutto affidarci alla Sapienza divina in tutto quello che dovremo fare o omettere. Se proprio devono festeggiare qualcosa, i mortaretti e gli spari di fine anno possano almeno dare il benvenuto ai nostri propositi di bene e al senso di responsabilità attiva che deve caratterizzarci nel Signore. BUON ANNO 2007 a TUTTI |