Omelia (01-01-2007) |
Paolo Curtaz |
San Capodanno martire Un neonato che, con gli occhi chiusi, cerca il seno acerbo della madre adolescente; un bambino che riceve la visita notturna dei pastori, loschi personaggi dediti al furto e alla menzogna, una grotta nella pianura della splendida Betlemme, adibita a rifugio contro il freddo; un giovane e promettente falegname, finalmente rasserenato dopo una notte tragica, che cerca cibo e legna per la propria giovane sposa. Immagini di Natale, amici, l'inaudito di Dio, il vero volto dell'Altissimo che, per amore, mette da parte la sua divinità, la sua onnipotenza e diventa accessibile, incontrabile. Natale è Dio che si racconta, Dio evidente. Un nuovo anno In questo clima ci prepariamo ad affrontare la solennità di san Capodanno martire. Ops, pardon, di Santa Maria madre di Dio. Un cambio d'anno, un evento banale, in fondo, e che pure la disperata speranza degli uomini ha riempito di una ritualità laica, fatta di fuochi d'artificio e di brindisi, con l'augurio che i giorni futuri ci preparino gioia e serenità. Cristianamente, senza mandarvi di traverso il panettone, vi annuncio che, con molta probabilità, il 2007 sarà molto simile al 2006. Mi piace, però, questo bisogno che abbiamo di sperare, di aspettarci sempre qualcosa di migliore. Per i cristiani il tempo è sacro, da quando Dio lo abita. Il tempo, la storia, la mia storia, non è una serie di avvenimenti che si susseguono senza senso ma, al contrario, lo spazio che mi è dato per realizzare il progetto che Dio ha su di me, un ritaglio di infinito in cui diventare uomo. Certo, ci sono anni più belli, fatti di soddisfazioni lavorative, di gioie immense come la nascita di un figlio, ed altri più difficili in cui sperimentiamo il fallimento affettivo o il lutto di una persona cara. Entrambi sono abitati dalla tenerezza di Dio. L'augurio migliore che vi posso fare per il nuovo anno è quello formulato dalla benedizione del libro dei Numeri che abbiamo letto: ai auguro che, nel corso dei prossimi mesi, Dio faccia splendere il suo volto su di voi. Un Dio sorridente Far splendere il volto, splendido semitismo che indica il sorriso di una persona, Quando sorridiamo il nostro volto si illumina. Questo vi auguro, cordialmente, amici lettori: qualunque cosa accada in questi mesi, che possiate cogliere il volto sorridente di Dio. Dio sorride, ovvio. Chi ama, anche nelle avversità, sorride. Il volto di Dio sorridente ci viene svelato dal neonato Gesù. Dio sorride, non è imbronciato, né impenetrabile, né scostante, né innervosito, macché. Dio sorride, sempre. Il problema, semmai, sono io. Nei momenti di fatica e di dolore non guardo verso Dio, sono travolto dall'emozione, non riconosco in Dio nessun sorriso. Non aspettatevi che Dio vi risolva io problemi, né che che vi appiani la vita o ve la semplifichi. La vita è mistero e come tale va accolta e rispettata. Ma se Dio vi sorride, sempre, significa che esiste un trucco che non vedo, una ragione che ignoro, e allora mi fido. Qualunque succeda nella tua vita, quest'anno, che Dio ti sorrida, fratello, sorella. Meditare Per accorgersi del sorriso di Dio occorre imitare l'adolescente Maria. Maria, che festeggiamo con il titolo di "Madre di Dio", è turbata dai troppi eventi che hanno caratterizzato l'ultima settimana: il parto da sola, l'essere lontana dalla sua casa, la sistemazione più che provvisorio, la visita dei loschi pastori. Cosa fa? Serba tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Meglio, Luca scrive che "prendeva i vari pezzi e cercava di ricomporli". Manca un centro nella nostra vita, siamo travolti dalla vita vissuta. Come il bucato ammucchiato nella bacinella, ci serve un filo a cui appendere tutte le cose ad asciugare. Questo centro unificatore che è la fede ci è prezioso. Perché non assumerci l'impegno in questo 2005 che inizia, di ripartire da Dio, di mettere l'ascolto della Parola e la meditazione al centro della nostra giornata? Solo così ci accorgeremo che Dio ci sorride. Pacificatori pacificati Il primo gennaio, infine, da molti anni è dedicato alla preghiera per la pace. Noi pacifisti siamo quasi disillusi da tutto ciò che accade: violenza, guerre, arroganza, un'economia che alimenta ingiustizia, l'uomo sembra non imparare dalla propria storia, dai propri errori, forse non cambierà mai. La lezione che ci viene dalla fede è semplice: solo un cuore pacificato può diventare pacifista. Il pacifismo cristiano non è una moda da cavalcare, un atteggiamento istintivo, ma la scelta consapevole di chi ha incontrato la pace profonda che solo l'amore di Dio può dare. Sono pacifista perché Dio ha convertito la mia violenza e la mia rabbia e se, talora, l'uomo vecchio emerge nelle mie azioni e in me, so che Dio solo è all'origine dell'accoglienza e della tolleranza. Per accorgermi di questo devo continuamente convertire il mio cuore: troppa gente usa Dio per giustificare le proprie scelte di violenza. Buon anno Buon anno, amici lettori. Dio fa nuove tutte le cose, vi vuole tra i suoi discepoli, vuole amarvi. Lasciatevi raggiungere, ve ne prego. Buon san Capodanno martire. |