Omelia (31-12-2006)
don Mario Campisi
Una famiglia "moderna" a Nazareth

Si dice che la famiglia, come concetto, è in crisi. Lo è. Per quanto la si voglia contestare, è una realtà trascendente il costume e insostituibile. Se ne potrà criticare il modello, escogitare chissà quali altre forme; si potrà indagare da quali leggi sia stabilita, strutturata, istituzionalizzata; come si sia fisiologicamente e socialmente originata; uscire fuori dal suo schema tradizionale per realizzare un nuovo rapporto tra maschio e femmina e, purtroppo, anche tra lo stesso sesso come ci si sforza di fare con esasperata inventiva. Ma la famiglia resta e ogni altro rapporto affettivo che cerchi di sostituirla non è che una sacrilega caricatura di essa.

Non crisi oggettiva ma soggettiva, determinata dall'immoralità dell'uomo, che nella famiglia trova un insuperabile ostacolo alla sua sfrenatezza. Possiamo dire, in conseguenza di questa imposizione sociale, che la famiglia è in crisi anche perché risente di tutti i perturbamenti della vita umana. Tuttavia essa rimane il punto di riferimento per tutto ciò che accade nell'uomo.

Non resta ferita solo da concezioni e legislazioni che direttamente la toccano, come il divorzio, l'aborto, i pa.c.s..... Ma ogni attività dell'uomo, la religione, la politica, la scuola, l'economia, il lavoro, la fanno vibrare e la scuotono.

Il mistero dell'Incarnazione è strettamente legato alla famiglia. Una domanda: che cosa sarebbe stato della famiglia se non ci fosse stata quella scelta divina all'origine? Si sbaglierebbe a credere che Cristo aveva solo bisogno di una madre. Egli ha avuto bisogno di una famiglia integrale, sia per crescere egli stesso, sia anche per farne la cattedra del suo primo insegnamento.

E benché la sua nascita straordinaria richiedesse l'apporto di una madre, ha voluto anche un padre, non per nascere ma per crescere da vero uomo. Con ciò egli ci insegna che la paternità non ha solo funzione fisiologica, ma, ancor di più, una funzione morale per aiutare il figlio a formare la sua umanità.

La famiglia di Nazareth è moderna. Non vi si riflette solo la poesia degli affetti, ma anche tutto il travaglio umano della vicenda di ogni famiglia. Il fatto che Giuseppe e Maria non trovino un rifugio per far nascere il bambino e che questi abbia dovuto avere, come culla, l'accoglienza della natura; che, appena nato, il bambino sia stato cercato per farlo morire; l'emarginazione, l'esilio, la pazienza di Giuseppe, la sua saggezza, la sua illuminazione, la conduzione sì povera ma operaia e dignitosa della vita domestica a Nazareth, tutto è un immenso conforto, una lezione morale per milioni e milioni di famiglie che si succedono nel teatro della vita.

E la grande lezione di Gerusalemme, l'episodio di Gesù ragazzo che discute con i dottori nel Tempio? Quella specie di fuga di Gesù, quell'affanno dei genitori per ritrovarlo, la richiesta della madre, la dura risposta del figlio... Quell'episodio è significativo della tematica che interessa la famiglia oggi, del rapporto tra genitori e figli: «Perché mi cercavate, non sapete che io debbo occuparmi delle cose del Padre mio?». Come a dire che non solo una mancanza di affetto, ma anche un affetto possessivo e strumentalizzante che impedisca lo sviluppo della personalità e la vocazione autonoma dei figli, non è nella linea di Dio.