Omelia (31-12-2006) |
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Commento Luca 2,41-52 In questa prima domenica dopo il Natale celebriamo la bellissima festa della Santa Famiglia. Ci rallegriamo insieme per il dono di ogni famiglia, sapendo che il Signore Gesù, facendosi uomo, ha voluto nascere in una famiglia, ha voluto crescere in una famiglia, ha voluto vivere nell'amore di una famiglia. Il brano del Vangelo secondo Luca che abbiamo appena ascoltato, ci racconta un episodio capitato proprio alla famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Racconta l'evangelista che ogni anno Maria e Giuseppe si recavano a Gerusalemme per celebrare lì la festa di Pasqua e portavano il piccolo Gesù con loro. Anno dopo anno il tempo passa e Gesù sta crescendo: ha ormai raggiunto i 12 anni. Per il popolo di Israele 12 anni sono un'età molto importante. Un ragazzo che ha compiuto 12 anni è considerato ormai capace di pensare come una persona adulta e, soprattutto, dai 12 anni in poi, un ragazzo può leggere ad alta voce nella sinagoga la Torah. Gesù ha quindi 12 anni e torna ancora, come ogni anno, a Gerusalemme con Maria e Giuseppe. A quel tempo si viaggiava in carovana: gli asinelli venivano caricati con i bagagli e tutti si andava a piedi. Per raggiungere un posto ci volevano diversi giorni, perché la strada andava percorsa a piedi. Si partiva insieme: parenti, vicini di casa... tutta la gente di Nazaret che andava a Gerusalemme, viaggiava insieme. E così al ritorno. Proprio al ritorno, accade un imprevisto: la carovana parte all'alba, quando il giorno sta appena spuntando e Gesù, senza dire niente a Maria e a Giuseppe, si ferma a Gerusalemme. I suoi genitori non se ne accorgono subito: è una carovana numerosa, ci sono tanti altri ragazzini amici di Gesù, per cui Maria e Giuseppe pensano che egli sia insieme a loro, a giocare e a stare in compagnia durante il viaggio. Quando arriva la sera la carovana si ferma per trascorrere la notte, Maria e Giuseppe cominciano a cercarlo tra gli amici e i parenti... e non lo trovano! Allora sì che si spaventano! Subito, anche se ormai si sta facendo notte, riprendono il cammino per tornare a Gerusalemme, ma naturalmente arrivano solo il giorno dopo. Cominciano a cercarlo con il cuore pieno di preoccupazione. Se due genitori smarriscono il figlio tra la folla, secondo voi dove lo cercano? È successo a due miei amici, Cristina e Fulvio: hanno un bambino di sei anni, Mario, e un pomeriggio, mentre erano in centro a fare spese, l'hanno perso di vista. Subito si sono messi a cercarlo: erano in un grande magazzino e hanno cominciato a girare tutti i reparti, primo fra tutti quello dei giocattoli, ma Mario non era lì. Hanno provato a farlo chiamare con l'altoparlante, ma di Mario nessuna traccia. Sempre più preoccupati, Cristina e Fulvio, con il cuore pieno di ansia, sono usciti per la strada e hanno cercato tra i negozi, davanti alle vetrine: non lo vedevano da nessuna parte. Hanno provato dal gelataio: ma Mario non era lì. Allora hanno provato un po' più avanti, dove spesso compravano le focaccine che a Mario piacevano tanto: ma il bimbo non era neppure lì. Hanno provato a vedere al negozio di computer che aveva in vetrina i videogiochi, dove spesso Mario si incantava: niente da fare! Ormai i miei amici erano proprio spaventati: Cristina cercava di non piangere e Fulvio chiamava Mario ad alta voce e chiedeva a tutti quelli che incrociavano: "Scusi, ha visto un bambino con una sciarpa rossa?" Ma nessuno dava loro risposta. Finalmente Cristina ha visto da lontano la figuretta familiare del suo bimbo, con la scarpetta rossa intorno al collo. Si è precipitata, lo ha abbracciato forte, anche Fulvio è corso e teneva stretti insieme la moglie e il figlio, sentendosi di nuovo tranquillo. Dove era andato Mario? Attraverso la vetrina del negozio dove stava con mamma e papà, aveva visto passare una carrozzella tirata da un cavallino bianco e siccome non aveva mai visto un cavallo dal vero, solo in televisione, era uscito dal negozio e si era messo a seguire la carrozzella. Per fortuna si era fermata dopo un tratto breve: Mario si era dimenticato di tutto il resto ed era rimasto incantato a guardare il cavallino che mangiava tranquillo dal sacco di avena che portava al collo. Quando la carrozzella era ripartita, il bambino si era finalmente reso conto di essersi allontanato dai genitori, ma ormai non sapeva tornare indietro e si era messo a piangere, spaventato. A quel punto, per fortuna, lo aveva visto Cristina e tutto era finito bene. Ma torniamo a Maria e Giuseppe che cercano Gesù a Gerusalemme. Di certo guardano con attenzione nelle strade e nelle piazze, provano tra le bancarelle del mercato, nelle botteghe degli artigiani... in tutti i posti dove ci si aspetta che vada un ragazzino. Ma non lo trovano. E la preoccupazione cresce sempre di più. Alla fine, sconfortati, provano a tornare al Tempio dove erano stati per celebrare la festa, e Gesù è proprio lì! Se ne sta seduto in mezzo ai saggi del Tempio, i Dottori della Legge e dialoga con loro. Ascolta i loro discorsi e fa domande che dimostrano una profonda intelligenza. È tutto assorto nella conversazione con questi anziani che hanno studiato a fondo la Parola di Dio. Maria e Giuseppe tirano un enorme sospiro di sollievo nel vederlo e, come farebbe ogni mamma, Maria rimprovera suo figlio: "Si può sapere come ti è venuto in mente di restare qui senza dircelo? Tuo padre ed io ti abbiamo cercato dappertutto pieni di paura!" Le parole di Maria sono spontanee, sono quelle che ci aspetteremmo normalmente di sentire sulle labbra di una mamma preoccupata. Quello che invece ci sorprende è la risposta di Gesù: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" Che cosa significa? Stare nel Tempio, per Gesù adolescente, è cominciare a manifestare il suo legame con Dio Padre. È una frase impegnativa e anche un po' misteriosa quella che Gesù pronuncia. Per noi, che la leggiamo oggi, conoscendo bene la sua vita, è più facile capirne il significato, ma per Maria e Giuseppe non è affatto così. E il Vangelo lo dice molto chiaramente: "Essi non compresero le sue parole." Anche Gesù si rende conto che i suoi genitori non hanno compreso, ma non si mette a protestare, non si mette a dire: "voi non capite niente!" Semplicemente torna indietro con loro, a casa, a Nazareth. Aspetta di crescere, di diventare un uomo, prima di lasciare la casa dei genitori. Non so se nelle vostre famiglie capita di vivere qualche incomprensione. Spesso succede tra genitori e figli: ci sono momenti in cui ai genitori sembra di non riuscire più a capire i propri figli, specialmente quando sono adolescenti. E molte volte i figli hanno l'impressione che i genitori non riescano a comprendere quello che vivono, quello che pensano, quello che hanno nel cuore. L'episodio che l'Evangelista Luca ci ha raccontato ci può aiutare proprio in momenti di difficoltà. Ci mostra che persino nella Santa Famiglia ci sono state situazioni in cui non ci si comprendeva fino in fondo, ma non è mai venuto meno il rispetto e l'amore. È questo il dono profondo e segreto dell'essere famiglia: la certezza che qualsiasi cosa succeda, niente fa venire meno il rispetto, niente può fare spegnere l'amore. In questa domenica vogliamo fermarci a ringraziare il Signore Dio per il dono di ogni famiglia e in particolare per la famiglia in cui viviamo. Ringraziamo Dio per la nostra famiglia così com'è, con i momenti di gioia e anche le possibili difficoltà. Da questa Eucaristia vogliamo prendere lo slancio per tornare a casa e vivere con più amore il dono grande di essere una famiglia. Commento a cura di Daniela De Simeis |