Omelia (01-01-2005) |
don Maurizio Prandi |
La liturgia e il tempo che viviamo intrecciano temi che difficilmente possiamo ricondurre ad unità. Vangelo e seconda lettura sono centrati sulla figura di Maria, il primo giorno dell'anno è la giornata mondiale della Pace, ma non possiamo non pensare ad un anno che è trascorso e quindi far nostro il verbo ringraziare unito al verbo benedire che tanto viene sottolineato nella prima lettura e nel salmo responsoriale. Una prima sottolineatura riguarda allora la figura di Maria che sento come una donna che ci può aiutare a fare memoria e anche nel disagio ci aiuta a restare saldi in Dio; chiunque di noi fosse stato in Maria, un po' di sfiducia e demoralizzazione l'avrebbe provata: la gravidanza, un viaggio lungo e in una stagione infelice, scartata da tutti insieme al suo sposo, la vita della loro famiglia minacciata da Erode e Lei che da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Impariamo da Maria allora a non lasciare cadere le cose, ma a trattenerle in noi, cercando di capirle mediante una riflessione paziente e costante. Lei non sorvola sugli eventi che le capitano, anzi, li conserva nel suo cuore, e li conserverà fino alla fine, perché ha capito che è nella storia quotidiana che si ritrovano le tracce della presenza di Dio tra di noi, anche nei luoghi più impensati. A volte pensiamo a Maria come una figura totalmente spirituale e per questo un po' staccata dalla nostra vita reale e invece il Vangelo ci ricorda l'impegno profuso dalla Madonna in ordine al capire il mistero di cui Lei stessa è partecipe e protagonista: il mistero del Natale ci consegna Maria come creatura più vicina a noi di quanto noi stessi siamo disponibili ad immaginare non era tutto chiaro, lampante, per Lei come del resto per ognuno di noi. Il Natale è stato una scuola di fede e Maria ha fatto il nostro stesso cammino, con i suoi timori, le sue paure, le sue domande. Il Vangelo ci invita a mettere la nostra vita al servizio del mistero di Dio... mistero di Dio che è la nostra vita, quella dei nostri fratelli e sorelle, mistero di Dio che è il suo progetto su di noi, mistero di Dio che è sondabile unicamente nell'ascolto della Parola e nella sua meditazione, nella docilità interiore. E' da questi atteggiamenti che nasce la pace... è da un verbo che nasce la pace: il verbo benedire ed è in questo verbo che troviamo il nostro compito, la nostra missione: Voi benedirete così gli Israeliti, voi benedirete così i vostri fratelli... ecco il comando che riceviamo all'inizio di questo nuovo anno: Tu benedirai! Se ho un compito da svolgere, una missione da realizzare, è quella di benedire, cioè quella di trovare e dire parole buone, scoprire e dire il bene della vita, il bene di ogni uomo e di ogni donna. E allora cerchiamo di benedire, anche quando altre parole urgono dentro, (possono essere quelle della rabbia, della rivendicazione) e in ogni famiglia, in ogni comunità, dire all'altro, che mi è vicino: io ti benedico, tu sei benedizione di Dio per me. La benedizione è sul volto, a sottolinearne ancora una volta l'importanza... quanti volti sfigurati dal dolore, dalla fatica, dallo smarrimento abbiamo visto in questi giorni dai telegiornali di tutto il mondo; quanti volti però capaci di dare ancora una speranza... Che bella la preghiera della prima lettura: Il Signore faccia brillare il suo volto su di te! Che tradotto meglio suona così: Il Signore ti sorrida e illumini per te il Suo volto! Il cuore di Dio è un cuore di luce e in Lui non c'è ombra e se il suo volto brilla su di noi, per nessuno ci sarà la notte. In che cosa consiste la benedizione di Dio? La benedizione di Dio non è ricchezza, non è successo, non è salute, non è fortuna, non è potere... la benedizione di Dio è luce, luce che dal volto penetra dentro, è luce per gustare la vita, è luce per scegliere i Suoi disegni e il Suo progetto. Ed ecco la seconda parte della nostra missione: possiamo benedire se sappiamo essere riflesso del volto luminoso di Dio e se sappiamo cogliere chi ci sta accanto come persone che hanno da raccontarci le loro piccole grandi luci. Poche brevi parole di don Tonino Bello possono aiutarci a capire come il volto del fratello debba esserci caro in un'ottica di pace da costruire insieme: Il salmista prega così: Il tuo volto o Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto! E se noi fossimo capaci di dire anche al nostro prossimo: Il tuo volto, fratello io cerco. Non nascondermi il tuo volto, la causa della pace sarebbe risolta. Riconciliamoci con i volti, con il volto di ogni fratello, scrigno di tenerezza e di paure, di solitudini e di speranze. Già questo mi pare un buon augurio, ma sento che c'è qualcosa d'altro nella prima lettura che ci può aiutare: Il Signore ti sia propizio... per gli studiosi, questo "essere propizio", indica il chinarsi di Dio, il suo avvicinarsi, il suo curvarsi amoroso e allora concludo con una preghiera che è anche un augurio: Che cosa ci riserverà allora l'anno che viene? Non lo so. Non conosco le sorprese belle o tristi che incontreremo, non so il lamento, il dubbio, il sorriso. Di una cosa sono certo: il Signore si chinerà su di me. Posso andare lontano, prevedere fatiche nuove, ma potrò affrontare ciò che verrà perché Dio si curverà su di me, sarà il mio arco di cielo, sarà il mio confine, sarà la mia luce... curvo su di me e sui miei cari perché non gli sfugga un solo sospiro, perché non gli vada perduto alcun tremore e io gli dirò, come Giacobbe quando è stato ferito: non ti lascerò finché non mi avrai benedetto, stretto a Dio perché ho tanto bisogno di un volto di luce (E. Ronchi). |