Omelia (01-01-2006)
don Maurizio Prandi


E' un giorno bello questo... un giorno bello perché sta allo spartiacque... ci permette di fare memoria di un Dio che ha operato nella nostra vita. Ci guardiamo indietro per scoprire il Suo intervento nell'anno appena trascorso, ed allo stesso tempo siamo totalmente aperti alla speranza perché abbiamo di fronte un intero anno... non c'è giorno più aperto di questo durante l'anno. La chiesa allora, regalandoci queste letture ci fa un augurio e allo stesso tempo vuole suggerirci qualcosa di importante per la vita. Lo fa consegnandoci dei verbi e degli atteggiamenti. Guardiamo insieme a Maria e ai pastori. Maria, maestra di fede e di stupore, ferma le cose, le rallenta, le fa parlare: meditava e conservava nel cuore (E. Ronchi). Lo sento un atteggiamento bello quello di Maria, l'atteggiamento di chi interroga il proprio reale e la propria vita. Ma è anche l'atteggiamento di chi non vuole perdere nulla di quello che gli accade. Conservare nel cuore... conservare è il verbo che salva il passato e apre la tua esistenza alla gratitudine. Conservare e meditare non è un fatto di testa; non è una comprensione intellettuale di ciò che è accaduto, ma è un rimescolamento nel cuore... ci viene chiesto di fare la stessa cosa che fa Maria: rimescolare in noi il mistero del Natale, della nascita di Gesù. Conservare nel cuore, perché solo il cuore può diventare spazio smisurato per contenere l'Immenso... conservare nel cuore perché la vita di un figlio, la storia di un figlio è scritta soprattutto nel cuore di una madre, prima nel cuore e poi nel grembo.
Maria medita e conserva nel cuore e se conservare è il verbo che salva il passato, meditare è un verbo più rivolto al presente e al futuro; presente e futuro che possiamo così cogliere come carichi di promesse e di speranze, perché come ci ha detto la prima lettura il nostro presente è sotto il segno della benedizione di Dio: Ti benedica il Signore, ti conceda pace... meditare è scoprire per oggi e per domani le strade che conducono verso la pace. Meditare e conservare per non essere superficiali. Meditare e conservare le annunciazioni che abbiamo ricevuto, meditare e conservare il bene seminato e germogliato in noi, meditare e conservare le tenerezze che abbiamo ricevuto, meditare e conservare le sorgenti a cui ci siamo dissetati, meditare e conservare le oasi che sono state il nostro riparo, meditare e conservare le nostre verginità ritrovate, quelle situazioni che ritenevamo disperatamente chiuse e che Dio ha riaperto con la sua misericordia e il suo perdono.
L'altro atteggiamento che ci viene consegnato, oltre a quello di Maria, è quello dei pastori, che dapprima vanno senza indugio e trovano il Bambino. Mi sono chiesto il perché di questo andare senza indugio... si muovono sulla parola degli angeli forse perché gli è stata promessa la pace: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini che Egli ama... sono andati a cercare la pace sulla terra e con stupore e meraviglia hanno scoperto che la pace è racchiusa in un bimbo di povera gente (Benedetto XVI). Davvero bella la via dei pastori: udire l'annuncio, vedere il Bambino, trovare la pace e poi non fermarsi lì, ma fare la cosa più vicina a quella che stiamo facendo ora: i pastori ci dicono che fondamentale è celebrare e bisogna farlo insieme, glorificando e lodando Dio per le meraviglie che ha compiuto. I pastori, gli ultimi della regione, andarono, videro e riferirono. E la gente si stupiva. Di fronte all'annuncio del Natale bisogna allora celebrare, come fanno i pastori, dimenticare tutta la liturgia profana di alberi e luminarie e regali, per conservare ciò che vale, con la capacità di lasciarci stupire. La nostra capacità di essere felici è proporzionale alla nostra capacità di provare meraviglia (E. Ronchi).
Meditare, conservare, andare, trovare, vedere... l'ultimo verbo che viene consegnato è benedire e come viene comandato ad Aronne di benedire i figli di Israele, a nostra volta siamo chiamati a benedire. Benediciamo perché per primi siamo stati benedetti... dire bene di Dio, dei fratelli, delle sorelle, della terra, delle creature. Impegnativo benedire, scovare il bene nell'altro, con ostinazione, far risplendere la sua luce, ma è quello che Dio fa con noi: Dio ci benedice, cioè indica, scova tutto il bene che è in noi e lo fa brillare e venire alla luce. L'augurio più bello che possiamo farci è proprio questo allora, che possiamo diventare a nostra volta benedizione per cominciare e continuare l'anno a immagine e somiglianza di Lui.