Omelia (31-12-2006)
don Maurizio Prandi
Volti da incontrare

Pensando alla famiglia, alle nostre famiglie, alla mia famiglia, mi piacerebbe oggi cogliere insieme a voi qualche segno di bellezza, di speranza, di luce che la liturgia e le letture ci danno.

Sento un segno di bellezza la vicenda di Anna, di Elkana e del loro figlio Samuele, che ci viene raccontata nella prima lettura. Anna, seconda moglie di Èlkana, è afflitta perché è sterile. Durante un pellegrinaggio al santuario locale di Silo chiede al Signore con tutta la forza del suo dolore di avere un figlio. Per mezzo del sacerdote Eli il Signore le assicura che la sua preghiera sarà esaudita. Al termine dell'anno, Anna concepisce e partorisce un figlio che chiama Samuele, "perché - diceva - l'ho impetrato dal Signore". Samuele sta con la madre fino a tre anni. Solo quando sarà svezzato, egli viene condotto al santuario per "vedere il volto del Signore" e qui poi resterà per sempre. Anche Èlkana, in conformità alla legge biblica, è d'accordo con la moglie che il voto al Signore deve essere mantenuto. La madre di Samuele consacra il figlio al Signore perché riconosce l'intervento di Dio: il figlio da lei generato è dono di Dio. Segno di bellezza perché in continuità con quanto la notte e il giorno di Natale vi dicevo sull'innalzare – offrire a Dio il bambino Gesù da parte di Maria. Segno di bellezza il desiderio di Anna: che sia sano il bambino? Che sia forte? Che il parto vada bene? No... lei vuole condurre Samuele a vedere il volto del Signore e cederlo al Signore per tutti i giorni della sua vita. Ci viene detta qui la nostra vocazione, che non è quella di inculcare una fede, ma quella di condurre anzitutto a leggere i volti, incontrarli, riconoscere in loro un tratto, straordinario ed incancellabile, dell'Unico Volto.

Un segno di speranza poi mi pare di scorgerlo nelle parole di Maria: Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo e unite a queste le parole dell'evangelista che sottolinea la non comprensione da parte di Maria e di Giuseppe. Segno di speranza perché, come dice don Casati, il vangelo non tace debolezze e limiti della famiglia di Nazareth rinchiudendola in un ideale ben difficilmente imitabile. L'angoscia appartiene a Maria e Giuseppe così come appartiene ad ogni mamma e ad ogni papà quando il figlio o la figlia cominciano a chiedere o a fare delle cose nelle quali difficilmente ci si può riconoscere... la non comprensione del figlio ma anche la non comprensione reciproca aggiungo io: chissà quante volte Maria e Giuseppe si son dati la colpa l'un l'altro per non aver badato a sufficienza a Gesù. Se volete Maria e Giuseppe sono dei genitori limitati... limitati perché non capiscono Gesù e quindi in ultima analisi non capiscono Dio. Eppure Gesù cresce in sapienza età e grazia. Quel Figlio ha imparato anche attraverso genitori "limitati", genitori che non capivano... come a dire che si cresce anche in una casa, in una famiglia segnata dalla debolezza e dal limite.

Due segni di luce anche mi pare di poter cogliere, o almeno per me sono tali perché possono aiutarci a fare chiarezza. La prima Luce è il verbo cercare e nella domanda che Gesù fa ai suoi: Perché mi cercavate? Non è una domanda scontata, e scontata non è la risposta perché non è rivolta soltanto a Maria e a Giuseppe, ma è rivolta al lettore del vangelo che in ogni tempo cerca Dio. Cerco Gesù nella mia vita? E se lo cerco, perché? Per portarlo dove voglio io o per lasciarmi condurre da Lui a vedere il volto del Signore? Il secondo segno di luce lo colgo nella risposta che Gesù dà a sua Madre e che tradotta letteralmente dal greco suona così: Non sapevate che io devo essere nelle cose del Padre mio? Quante volte nella chiesa ci occupiamo delle cose di Dio e siamo invece ben distanti dall'essere in quelle cose? Mi torna in mente quello che dicevo la terza domenica di Avvento: condividere è esistere con l'altro, non è consegnare quello che hai ma è consegnare quello che sei. Forse possiamo cominciare proprio dall'Eucaristia... viviamola non come una "occupazione" ma come un essere e uno stare nelle cose di Dio.