Omelia (07-01-2007) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Liberi a vita nuova per la gioia Quando si è liberati da una situazione di schiavitù, ci si sente risollevati e si ha motivo di rallegrarsi e di esultare: gioia e gaudio perché finalmente il peso che prima ci opprimeva è stato debellato. Come si evince dalla prima Lettura Dio, promettendo la liberazione degli Israeliti dall'esilio di Babilonia a cui erano stati costretti per tanti anni, si mostra verso il popolo garante di liberazione definitiva che apporta alla gioia duratura, giacché Egli promette (e manterrà) di alleviare le pene degli Israeliti, anzi di annullarle definitivamente attraverso il suo intervento prodigioso e liberatore con cui i popoli oppressori saranno scacciati e il Popolo eletto potrà ritornare in patria per vivere definitivamente in pace dopo aver esultato ed essersi rallegrato. Il messaggio del profeta Isaia non si esaurisce tuttavia al solo popolo esiliato: si tratta di un annuncio di liberazione che intende raggiungere ogni uomo poiché ciascuno necessita di essere liberato per esperire la vittoria e la gioia; egli avverte in tutti i tempi la necessità di essere liberato dal morbo maligno dell'allontanamento da Dio, che è il peccato, causa di ogni sorta di malessere nella vita individuale e collettiva, sicché Dio promette all'uomo che sarà riscattato e redento per la salvezza e la gioia e che il suo peccato sarà eliminato. Dove avviene la nostra liberazione? Nient'altro che nell'adesione a Cristo nello Spirito Santo che ci fa rinascere a nuova vita, il che si da' nel Sacramento del Battesimo: esso è il primo Sacramento della vita cristiana e libera dal peccato per introdurci nella vita di grazia vincolandoci al Capo (Cristo) che è all'origine del Corpo (la Chiesa), sicché chi viene battezzato è affrancato dal peccato e introdotto nella vita della Chiesa essendo egli stesso membro dell'unico Corpo Ecclesiale nella compagine dei fratelli uniti a Cristo. Il solo termine Battesimo (Bautizo) è espressivo degli effetti di grazie che esso comporta nella nostra vita: vuol dire etimologicamente "lavacro", questo da intendersi nel duplice senso di lavacro di distruzione e debellamento e lavacro innovativo di rigenerazione. Nel primo caso si ha infatti che nel Battesimo si ottiene la liberazione dal peccato che è la radice di tutti i mali; nel secondo caso, una volta liberi e riscattati si rinasce a nuova vita e ci si dispone a camminare secondo nuova dignità di vita. Questo indica la veste bianca che nelle nostre liturgie battesimali viene consegnata dal sacerdote: la purezza raggiunta, la liberazione ottenuta e la disposizione a vivere secondo Dio. Così pure la luce attinta dal Cero pasquale acceso attesta alla Luce di Cristo da cui tutti attingiamo. Cristo Figlio di Dio fattosi uomo per la nostra salvezza intendendo redimerci dal male ci chiama tutti alla comunione con se nell'intimità della relazione con lui e fra di noi e per questo il Battesimo è una vocazione universale poiché solo nella comunione con il Cristo Dio fattosi Uomo vi è la possibilità di riscatto e il raggiungimento di tutte le aspettative di salvezza e di gioia. Se l'uomo è alla ricerca di un fondamento e di un senso alla propria vita, questo in ultimo non può trovarsi che in Dio; ma se nei credi religiosi più svariati e nelle culture di varia entità avviene che l'uomo va alla ricerca di Dio, in Cristo è Dio stesso che raggiunge l'uomo e lo vincola a sé e il Battesimo è relazione di comunione vincolante che Cristo stesso realizza con l'uomo perché questi raggiunga e viva in Dio Padre. Tutto avviene non già per i nostri meriti o per la capacità dell'uomo di saper possedere Dio, ma piuttosto, come dice Paolo nella II Lettura odierna: "Quando si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo." Tutto avviene insomma nella gratuità. Quale effetto può mai avere il Battesimo se non quello della vita nuova, all'insegna della gioia? Chi è libero dal peccato non potrà che avvertire di essere stato mondato da un gravosissimo peso e da un malessere generale interiore dalla portata non indifferente e come sempre avviene in casi analoghi a questo avverte lo stato di ingenuità e di assurdità in cui si era trovato in precedenza; questo vuol dire che si prova gioia, letizia, gaudio da coltivare per se stessi e da condividere con gli altri ragion per cui il Battesimo è indice di vita nella comunione di amore anche con il prossimo: chi vive in pienezza e radicalità il proprio battesimo testimonia l'avvenuta liberazione dal male nella propria vita attraverso l'amore e la donazione agli altri e la continua dimensione di speranza e di carità che conducono alla serenità e all'esercizio costante delle opere buone. Il battezzato ama. Ama Dio e per ciò stesso anche il prossimo nella spontaneità dei suoi atti di bene rendendo così testimonianza della propria gioia di essere stato risollevato. Interessante è il monito che ci proviene dalla seconda Lettura: rinnegare i desideri mondani, vivere secondo la giustizia, la pietà e la sobrietà è garanzia di successo e di realizzazione in tutti i campi; se è vero infatti che i desideri mondani non mancano di arrecare dispersione e desolazione a motivo della loro fallacia in quanto ci illudono con le felicità passeggere degli egoismi e delle concupiscenze, le prerogative dell'amore e dell'oblazione ci fanno riscoprire il senso reale della nostra esistenza. Può sorgere a questo punto spontanea la domanda: Ma perché allora tutto questo non si realizza? Perché nei Battezzati continua ad esservi (in parecchi casi) freddezza e contrarietà nella vita di tutti i giorni e non risplende quella gioia innovativa che di fatto dovrebbe caratterizzare la nostra vita? Prima di tentare una risposta, osserviamo attentamente come, nel Vangelo di Luca, si distinguano due Battesimi: quello "con sola acqua", realizzato da Giovanni e quello "in Spirito Santo e fuoco" operato da Cristo: prima ancora del Battesimo lavacro di rinnovamento vi è insomma un battesimo di conversione. Allora il concetto è chiaro: nessun riscatto e nessuna opera di redentiva liberazione potrà mai avere effetto su di noi se non lasciamo che essa agisca nella nostra persona, se non le diamo spazio e non vi corrispondiamo, il che vuol dire se ad essa noi non ci convertiamo. Il Battesimo come qualsiasi altro intervento di grazia divina non costituisce un'opera straordinaria e spettacolare atta ad effettuare immediati prodigi come nel caso della magia: è un infondersi pacifico nonché un proporsi alla vita dell'uomo che vuole la nostra corrispondenza nella conversione, cioè nella trasformazione del nostro pensiero e della nostra vita in vista di Cristo. Come più volte infatti abbiamo ripetuto in queste note, convertirsi vuol dire convincersi innanzitutto della precarietà del nostro stato di vita, della grandezza della misericordia di Dio che di contro vuole realizzare in noi tale suddetta trasformazione e nella nostra adesione spontanea e immediata. Se così non dovesse essere, sarebbe inutile l'atteggiamento dello stesso Signore che non disdegna di fare la fila con i peccatori per ricevere egli stesso il Battesimo da Giovanni, nonostante non avesse bisogno di conversione dai peccati: non sarebbe stato sufficiente infatti che Egli si sostituisse immediatamente a Giovanni nel dispensare a tutti il proprio Battesimo in Spirito Santo e fuoco, svalutando quello del battista? Lui che era Dio non poteva egli stesso imporre come valido il suo solo Battesimo superando quello precedente "in acqua"? Certamente! Tuttavia Gesù preferisce ricevere egli stesso l'aspersione acquea di Giovanni rendendosi solidale con l'umanità peccatrice, ai fini di realizzare la volontà del padre di essere egli sottomesso alla caducità umana per esserci di esempio in quello che voglia dire conversione per la salvezza. Come egli stesso dirà: "Convertitevi e credete al Vangelo". E gioite per sempre. |