Omelia (11-01-2007) |
mons. Vincenzo Paglia |
Un lebbroso, superando le difficoltà della folla e i divieti della legge, si getta ai piedi di Gesù. Lo abbiamo visto già in precedenza, il passaggio di Gesù crea un clima nuovo e fa saltare pregiudizi e regole, spesso fortemente radicate. Anche Gesù, vincendo ogni regola e tradizione, quando vede il lebbroso lo "tocca con la mano". E un gesto che sconfigge la barriera che separa il sano dal lebbroso, e che soprattutto supera ogni paura. Quella mano che si stende non è un furtivo gesto di coraggio, è piuttosto la garanzia di una vicinanza, di un amore che continua. Si può dire che è il riflesso dell'amore che Gesù ha per il Padre. Così fece Francesco d'Assisi quando scese da cavallo e baciò il lebbroso: "quel che prima pareva ripugnante, dopo mi parve dolce", disse, pieno di gioia. La folla accorreva per stare accanto a Gesù e ascoltare la sua parola. Ma Gesù non si fermava a godersi l'onore; si ritirava a pregare. Sapeva che dal Padre gli veniva ogni forza. Se è così per Gesù, quanto più per noi? |