Omelia (06-01-2007)
padre Paul Devreux


Erode fa parte di coloro che pensano che il Signore è un Dio che toglie, per cui se ne difende. A volte succede anche a me di pensare che il Signore voglia togliermi qualche cosa o che voglia che io faccia qualche cosa di gravoso per lui, ma basta guardare il cielo e contare le stelle per rendersi conto di quanto sono piccolo e di quanto difficilmente potrei dargli qualche cosa che gli possa servire. Penso che è una presunzione credere che posso fare o dare una cosa al Dio creatore di tutte le cose che gli torni utile, posso solo ringraziarlo e manifestare gratitudine.

I Magi invece, abituati a guardare le stelle, scoprono una stella che li apre alla speranza, e la vanno a cercare perché intuiscono che è il segno che è nato il re dei giudei. Logicamente lo vanno a cercare a corte, perché si presume che un futuro re sia nato nell'ambito del potere vigente. Scoprendo invece che la stella li porta in un tutt'altro contesto, cioè alle porte di una povera grotta, vedendo il bambino si meravigliano e si prostrano, perché intuiscono che li c'è qualche cosa di straordinario.

Come hanno fatto non lo sappiamo, ma sappiamo che avrebbero potuto rimanere delusi o pensare di avere sbagliato, e invece li vediamo pieni di gioia, e questo è per loro il segno della presenza del Signore.

Anche noi abbiamo bisogno di vedere questa stella e di seguirla fino alla grotta, per avere una speranza, un futuro e raggiungere il Signore della gioia.

Aprici, Signore, alla contemplazione del Cielo e insegnaci a vedere i piccoli segni della tua presenza attorno a noi.