Omelia (07-01-2007)
mons. Vincenzo Paglia
Il cielo si aprì

La festa del battesimo di Gesù continua la serie del­le manifestazioni del Signore. Il 25 dicembre Gesù si è manifestato a Maria, a Giuseppe e ai pastori; il 6 gennaio ai Magi; oggi si manifesta, sulle rive del Giordano, a Giovanni e al popolo d'Israele. Gesù, ormai trentenne, aveva lasciato Nazaret e si era recato nel Sud della Palestina, nella zona del fiume Giordano, ove il Battista raccoglieva un grande numero di persone. Quel giorno la scena fu fuori dal comune. Scrive Luca che tutto il popo­lo «era in attesa» (3,15); in attesa di un mondo diver­so, con il desiderio di ascoltare una parola nuova, ve­ra. Per questo, molti avevano lasciato le loro case e gli abi­tuali impegni: volevano ascoltare il Battista. Non si può attendere un mondo nuovo se si continua a fare tutto come prima, se si resta uguali a se stessi, se si pensano e si fanno le medesime cose di sempre. Anche Ge­sù abbandonò la casa, la terra, le occupazioni di sempre e raggiunse quel predi­catore. C'è bisogno di muoversi, se non fisicamente certamente interiormente, per poter avvicinarsi al Si­gnore. Gesù fece questa scelta a trent' anni. Arrivò in mezzo a quella folla che stava ascoltando il Battista e si mise in fila come tutti, in attesa del suo turno, per il battesimo. Giovanni, con il cuore ormai affinato dal­la preghiera e con gli occhi allenati a leggere le Scrit­ture, non appena vide questo giovane nazareno avvi­cinarsi, intuì che era più forte di lui, che era il «mi­gliore» di tutti. Comprese che era colui al quale neppure era degno di sciogliergli i lacci dei sandali. Secondo la narrazione di Matteo, Giovanni si scherni­sce e non vuole battezzarlo. Ma deve cedere di fronte all'insistenza di Gesù.

In questa festa del battesimo Gesù si manifesta con una incredibile umiltà. Si potrebbe dire che la povertà e la pochezza del bambino deposto sulla mangiatoia non sono scompar­se in Gesù adulto. L'umiltà di quel bambino non è di­minuita con la crescita. Per noi avviene esattamente l'opposto: più cresciamo in età e più ci sentiamo sapienti, forti e indipendenti. Gesù adulto si mette in fila e si lascia battezzare; e al termine dei suoi giorni giungerà a mettersi in ginocchio a lavare i piedi dei discepoli e conoscerà l'umiliazione terribile della croce. Ha iniziato la vita disteso sul le­gno della mangiatoia e la terminerà appeso sul legno della croce. È questo il nostro Dio, quello che si ma­nifesta a noi.

Mentre, raccolto in preghiera, si immerge nel­l'acqua sino a scomparire dagli sguardi dei presenti, si aprono i cieli. È il momento atteso da schiere di pro­feti. Isaia lo aveva gridato a voce alta: «Se tu squar­ciassi i cieli e scendessi!» (63,19). Questa preghie­ra viene esaudita in questo momento. Scrive Luca: «Il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo» (3,21-22). Il cielo triste degli uomini viene aperto e si può guardare oltre; un nuovo orizzonte interviene nel­la vita degli uomini e si odono parole mai ascoltate prima: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (v. 22). Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo scendono tra gli uomini e ci mostrano il loro amore.

Il cielo non è più chiuso. Se ai pastori sono stati gli angeli a recare l'annuncio, e ai Magi la stella, ora è la voce stessa del Padre che indica agli uomini il suo Fi­glio. Il Vangelo che ascoltiamo ogni domenica non è altro che l'eco di questa voce che scende dall'alto. A ragione, perciò, Paolo scrive a Tito, suo discepolo: «carissimo, è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini» (2,11). Il Vangelo è sal­vezza per noi; è una grazia poterlo ascoltare e seguire, averlo come amico della vita. L'apostolo continua di­cendo che «ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo» (v. 12). Sì, il Vangelo insegna a vi­vere. Quei cieli aperti sulle sponde del Giordano si aprono anche per noi, ora, perché possiamo intrapren­dere una vita più felice, più bella, più solidale. In questa festa del battesimo di Gesù voglia­mo anche noi avvicinarci alla predicazione del profe­ta, per rivivere la grazia del nostro battesimo. Si apra­no i cieli anche oggi e scenda su di noi lo Spirito San­to per essere trasformati nel profondo del nostro cuo­re. Udremo anche noi la voce del Padre che ci chiama a far parte della sua famiglia, come figli diletti.