Omelia (08-01-2006)
don Maurizio Prandi


Quella del Battesimo del Signore è la celebrazione che chiude il Tempo di Natale ed è, come accennavo due giorni fa', memoria di una delle tre epifanie, manifestazioni del Signore: dà inizio alla vita pubblica di Gesù ed è insieme evento di rivelazione. Sembra strano il contrasto tra la liturgia di due giorni fa quando abbiamo trovato Gesù ancora Bambino, adorato da persone importanti come i Magi e la liturgia di oggi: Gesù ormai adulto e in compagnia di meno favolosi personaggi. Ma è davvero bello che il contrasto sia solo apparente, perché torna quel verbo, camminare, che la notte e il giorno di Natale ci siamo consegnati. Anche in questo racconto infatti, come nella narrazione dell'epifania, possiamo osservare lo svolgersi di un cammino che è suddiviso in diverse tappe e si conclude con un riconoscimento. I Magi si sono mossi perché, scrutando il cielo, hanno visto una stella. Quelli che vanno a farsi battezzare da Giovanni si muovono perché, guardando dentro di se', hanno visto l'assenza di una stella...mi piace questo movimento, legato alla coscienza del proprio peccato, legato al sentirsi sempre un po' dispari, nei confronti di Dio e nei confronti dei fratelli. Ogni volta che ci scopriamo sedentari (ed è già una grazia del cielo scoprirsi sedentari perché il più delle volte ci crediamo in cammino) è perché siamo ben sistemati nelle nostre certezze: nei confronti di Dio, perché abbiamo le nostre devozioni, e nei confronti dei fratelli e delle sorelle perché comunque, in difetto sono sempre gli altri, che non ci capiscono, che ce l'hanno con noi e per questo rimaniamo lì e non andiamo loro incontro. Quante stelle non sono accese dentro di me... la stella della relazione, la stella dell'accoglienza, la stella della solidarietà, la stella della compassione, la stella dell'andare verso gli altri appunto... E' soltanto questo senso dell'incompiutezza interiore che ci mette in cammino per cambiare, per convertirci...Dice don Pozzoli: L'uomo si rivela là dove c'è un'esistenza in cui si intrecciano sentimenti vitali come l'inquietudine, la nostalgia, l'invocazione, il grido, la speranza... anche la vergogna può essere un elemento attivo, che mette in movimento; se manca questo tipo di esperienza, a che serve una fede religiosa? Vale più un uomo senza battesimo che un battesimo senza l'uomo. Non voglio scandalizzare nessuno, ma là dove c'è un uomo ferito dalla propria povertà morale, c'è anche un cammino che porta verso spazi nuovi di libertà, verso una vita nuova, diversa. Allora, anche noi possiamo metterci in fila quest'oggi, per chiedere a Dio una nuova nascita, consapevoli che la stella manca nel nostro cuore e invece vogliamo che sia ben accesa. E i cieli che si aprono sul Figlio, Dio vuole che siano aperti anche per noi e su di noi perché possiamo ascoltare la voce che il Padre fa giungere al nostro cuore: "Anche in te ho messo il mio amore, anche tu sei il prediletto, ai miei occhi sei unico, sei unica, sei insostituibile... niente potrà modificare l'amore che ho per te..."
Allora una prima intuizione importante per noi oggi: nel mistero del Battesimo di Gesù presso il Giordano è nascosta una stupenda verità: siamo tutti immersi in una condizione di miseria e di oscurità (manca la stella), ma su di noi brilla la luce di un Dio che come Padre si ostina ad amarci. C'è solo una cosa da non dimenticare: che questa stessa luce nobilita non solo la nostra vita, ma segretamente anche la vita di chi, accanto a noi siamo abituati a vedere solo nella condizione di chi è peccatore o di chi pensiamo ce l'abbia con noi, non ci capisce etc etc, come dicevo all'inizio. Dio lo vede diversamente, è un Dio che, come dice il profeta Isaia, non ama spezzare la canna incrinata o spegnere uno stoppino dalla fiamma smorta... E' un Dio che valorizza chiunque, anche chi sembra lì lì per spezzarsi o spegnersi, i suoi criteri non corrispondono al principio dell'efficacia, ma del rispetto di ciò che è debole e dell'aiuto rivolto a chi è in difficoltà. Mi pare che questo rispetto, che altro non è che un senso di solidarietà e di condivisione, spesso manchi, anzi, alle volte qualcuno gode della difficoltà dell'altro sbattendogli in faccia i suoi successi e le sue vittorie... ma tutto questo con il Vangelo non c'entra niente. Chi ama Dio non può che far sua questa divina passione della misericordia e della pietà.
Sono molto importanti anche le parole che Gesù pronuncia, perché sono le prime nel vangelo di Matteo e hanno un senso programmatico...sono l'impegno che Gesù vuole prendere con la sua gente: adempiamo ogni giustizia. Giustizia nel senso religioso del termine, che affonda le sue radici nell'Antico Testamento e che i biblisti indicano come la sottomissione fedele alla volontà di Dio, il retto comportamento dell'uomo che concorda con il desiderio di Dio. Gesù si riconosce obbligato a tutta la giustizia, a realizzare completamente la volontà del Padre... ed è con questo atteggiamento di obbedienza che Gesù intraprende il suo cammino. Il contenuto di tale obbedienza è collegato ad una certa posizione da assumere: Gesù si mette in fila, si inserisce tra coloro che vanno a farsi battezzare; si inserisce tra i peccatori e il suo aiuto comincia dal fatto che Lui non mantiene le distanze ma si mette al fianco di coloro per i quali è venuto... con questo stile ci dice che Lui è Dio, con lo stile della silenziosa solidarietà: non griderà, non alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, ma per compiere ogni giustizia starà in ascolto del Padre e si mescolerà con i fratelli...