Omelia (06-01-2007) |
don Ricciotti Saurino |
Il cielo stellato. Epifania del Signore 6.01.2007 Il fascino della costruzione del presepe credo sia, per noi d'altri tempi, uno dei momenti più belli depositati nell'archivio della nostra infanzia. Seguivamo con interesse tutti i preparativi che la mamma faceva, e la nostra fantasia si sbizzarriva a creare gli ambienti dove collocare i pupi rimasti integri dopo l'esposizione dell'anno precedente. Il posto più lontano era riservato a tre strani personaggi... i soliti impenitenti ritardatari che, sordi alla mobilitazione generale, se la pigliavano sempre troppo comodamente col pretesto della distanza. Noi ci divertivamo a spostarli piano piano fino a farli giungere felicemente alla grotta nel giorno dell'Epifania. Erano i Magi, che la tradizione popolare, riferendosi ad Isaia (60,3), ha promosso Re sontuosamente vestiti e a cavallo di robusti e inesausti cammelli... Gioivamo mentre ogni giorno, con sorprendente entusiasmo, li conducevamo per il loro impervio e affannoso cammino, senza sapere che, forse, in quei personaggi misteriosi era nascosto il mistero del cammino di tutti i cercatori di Dio. Nel loro lento e faticoso viaggio eravamo rappresentati anche noi che, invece, preferiamo indossare gli abiti dei semplici e vicini pastori! Oggi mi accorgo che in essi è la storia della nascita di ogni credente in Dio e di Dio in ogni credente. Quella storia che comincia con lo scrutare il cielo perché dia la risposta ai tanti interrogativi... quella storia che inizia col chiedere luce alla nostra ragione, con il considerare la nostra mente come unica luce e stella che guida nella vita. Storia che prosegue con l'ausilio della Rivelazione, che svela dove cercare il centro vitale, storia che causa la gioia nell'averlo trovato e che termina con l'adorazione, espressione di affetto sincero, e col dono di tutto il nostro essere. Ci ha sempre sorpresi che nella semplicità di quanti sono coinvolti attorno alla grotta ci fossero proprio i Magi, messisi alla ricerca pur essendo tanto lontani. La gente abituata a scrutare oltre la materialità è la più sensibile al mistero, ed è anche quella più pronta a incenerire, alla luce dell'intelligenza e della rivelazione, la consapevole illusoria arte magica che serpeggia vilmente nella vita degli uomini. Gli sciocchi interrogano le cose, i saggi scrutano il cielo, causa e origine di tutto ciò che avviene sulla terra, cercando di coglierne per tempo il messaggio. Anche noi oggi, scrutando il cielo, facciamo le nostre previsioni e i nostri programmi, consapevoli che il cielo regola la terra segnandone le stagioni, il tempo, gli umori, le maree, le semine e i raccolti. E il cielo stellato, quantunque zeppo, nasconde sempre una luce nuova, forse quella della quale l'uomo ha bisogno. Sollecita a cercare, ma non dice 'dove' cercare un avvenimento sconvolgente che si presenta coi segni di una nuova regalità. Sebbene tutti guardino il cielo e abbiano la luce dell'intelletto, tuttavia solo alcuni riescono a leggere il messaggio, e anche tra quelli che ne colgono il bagliore pochi riescono a mettersi in ricerca. E' l'oriente a muoversi, proprio l'oriente, dove nasce il sole... la scienza...la cultura... E' la sede stessa della sapienza che mette in dubbio la sua stessa sapienza per cercare quella vera... e si dirige verso Gerusalemme. Qui sono conservate gelosamente le Scritture, tanto gelosamente da non essere neppure consultate, o tanto rilette da non dar loro più importanza. Solo la paura di un re della Galilea, che teme il fastidio di un concorrente, riesce a riportarle alla luce. ''E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele''. Erode rimane sconvolto dalla citazione del Profeta Isaia, perché due re non possono coesistere. Anche gli esperti politici e gli ignari religiosi sono disorientati, perché chiamati a decidere da che parte stare, se con Erode o con il re promesso. Non potendosi fidare dei suoi indolenti ministri, Erode cerca di sfruttare la libertà degli intraprendenti stranieri per farseli alleati senza che se ne accorgano. La furbizia del male cerca complici nelle fila dei giusti solerti. La stella dell'intelletto, offuscatasi all'apparire della Sacra Scrittura, ritorna ad illuminare il cammino dei Magi conducendoli fino a trovare il Bambino. E' la gioia incontenibile il segno della meta raggiunta, è la gioia di chi ha scoperto il tesoro della vita. Davanti alla semplicità di un ambiente familiare termina il faticoso ed estenuante percorso fisico e comincia il cammino interiore col gesto di adorazione che è insieme sottomissione e affetto. Scoperto il tesoro, a nulla servono tutte le altre cose... anzi, si offre volentieri tutto ciò che si ha. Si donano i propri averi... non servono più neppure i propri sogni e i desideri... e la stessa esistenza viene messa a totale disposizione. Chi ha trovato il tesoro della vita non ripercorre più le pericolose devianti strade, ha bisogno di conservare nel cuore ciò che ha scoperto senza esporlo all'incomprensione degli arroganti... ha scoperto un Dio che si è fatto bambino perché l'uomo impari ad adorarlo teneramente nel suo cuore. A chi lo cerca con amore, il piccolo re dei Giudei insegna che Dio è tenerezza da abbracciare... come un bambino. |