Omelia (10-01-2003) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su 1Gv 5,2-3 Dalla Parola del giorno Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Come vivere questa Parola? La lettera di Giovanni, che la liturgia continua a proporci in questo periodo natalizio, è come una grande sinfonia musicale. C'è un tema unico che si ripete con variazioni capaci di far cogliere, all'intenditore di musica, tutta la bellezza l'ampiezza e la profondità di quel tema. Così è per questa lettera di Giovanni. Il tema è unico. Anche oggi l'autore sacro ci persuade ad amare partendo da un consolante e fermissimo caposaldo della nostra fede: "Noi amiamo Dio perché Egli ci ha amato per primo". E scandisce così la prima parte del tema. L'iniziativa di amare è sempre di Dio. Però coinvolge pienamente la nostra vita non solo ad amare Dio ma a verificare l'autenticità di questo amore nell'amare il fratello che è qui con te, che vedi, mentre Dio non lo vedi. E allora ecco la "variazione sul tema": ami Dio se pratichi i suoi comandamenti, cioè se ne compi la volontà. E, questo è il bello, quello che Dio ci comanda, non è gravoso. Quando siamo chiamati a perdonare o a sopportare una persona molesta o a prestare aiuto a qualcuno che non è neppure riconoscente, se tutto questo ci sembra una fatica impossibile, un peso enorme, gatta ci cova! Vuol dire che stiamo tentando di amare da soli. Qui sta il fallimento o il sentirci prostrati. Oggi, nel mio rientro al cuore, voglio ristabilire il contatto di profondità con Te, Signore che mi inabiti. Io desidero fare quello che Tu vuoi, e Tu illuminami circa certi atteggiamenti di carità che mi sfuggono, che non riesco a prendere. Per favore, io te li espongo e ti dico: voglio solo quello che Tu vuoi da me. Tu dammi di discernere bene e concedimi la forza di agire. La voce di un vescovo Senza un amore di gratuità, nutrito alle sorgenti della grazia, è impossibile poter vivere in continuità il dono reciproco che la vita di relazione esige. La sfida della crisi dei rapporti non può essere affrontata e superata che mediante il ripetuto reciproco perdono e la sollecitudine della carità ispirata dal vangelo. Carlo Maria Martini |