Omelia (14-01-2007)
Omelie.org (bambini)
Commento su Giovanni 2,1-11

Voglio dirvi un segreto e lo dico sottovoce: il Vangelo che abbiamo appena ascoltato è uno dei miei preferiti!
Non mi stanco di rileggere questo episodio raccontato dall'evangelista Giovanni perché mi piace tanto pensare a Maria e Gesù invitati a una festa di nozze. Che cosa avranno fatto quel giorno? Di certo, avranno riso, cantato e danzato come si usa nei matrimoni tra i popoli mediorientali.
Mi dà gioia leggere nel Vangelo che il Signore Gesù partecipa a una festa, mi sembra bellissimo saperlo sereno insieme a Maria sua madre a i primi discepoli.
Proprio durante questo pranzo di nozze Gesù compie il primo dei suoi miracoli, un miracolo specialissimo, non solo perché è il primo.
Ma procediamo con ordine, seguendo il racconto che ce ne offre il Vangelo.
L'evangelista Giovanni specifica che l'invitata era Maria e Gesù con i suoi discepoli si uniscono per partecipare alla festa: "Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli".
Mentre si svolge la festa, Maria si accorge che sta terminando il vino: le brocche che hanno portato in tavola sono le ultime, poi non avranno più vino da servire. Come fa ad accorgersene, Maria? Non lo sappiamo, ma evidentemente è una donna attenta anche ai dettagli: gusta la festa, ma si preoccupa anche di quello che accade attorno, pronta a rendersi utile se necessario.
Senza dare nell'occhio si rivolge a Gesù e gli fa notare la difficoltà: "Non hanno più vino". Maria dice l'essenziale, probabilmente lo dice a bassa voce, perché intorno gli altri non sentano.
Leggendo il brano del Vangelo sembra che Gesù non voglia subito intervenire e infatti risponde: "Non è ancora giunta la mia ora", ma Maria lo conosce bene e rivolta ai servi pronuncia una sola frase: "Fate quello che vi dirà".
Ora, prima di procedere nel racconto, mi piace notare con voi un dettaglio prezioso: questa frase di Maria è l'ultima frase da lei pronunciata tra quelle che il Vangelo ci riferisce. Altre volte, fino alla Croce, alla Risurrezione e poi alla Pentecoste, incontreremo Maria insieme al Figlio suo e insieme ai discepoli, ma il Vangelo non ci riferirà altre parole pronunciate dalla Madre del Signore. Questa breve frase d'invito ai servi delle nozze a Cana è l'ultima che gli evangelisti hanno voluto raccogliere e conservare.
E mi sembra davvero molto bello che sia un invito che vale per ogni tempo e per ogni credente: "Fate quello che vi dirà" è un invito rivolto anche a noi, per vivere facendo sempre quello che il Signore Gesù ci dice.
Ma proseguiamo con il racconto, visto che abbiamo lasciato il banchetto in sospeso e quasi senza vino. Che farà Gesù?
Vicino al luogo della festa ci sono sei giare piuttosto grandi e Gesù chiede ai servi di riempirle di acqua. Quelli obbediscono e le riempiono fino all'orlo. Gesù dice ai servi: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola".
Chi è il maestro di tavola? Era la persona che vigilava sull'andamento della festa: dava le indicazioni in cucina, teneva d'occhio i servitori, faceva sì che tutto il pranzo si svolgesse per bene. Era anche lui ad assaggiare i cibi e i vini, per approvare oppure per dare indicazioni e migliorare le cose.
È a questo maestro di tavola che i servi portano una brocca riempiendola dalle giare piene d'acqua. Quando l'assaggia, il maestro di tavola è entusiasta: si tratta di vino buonissimo, squisito, di prima qualità! Addirittura, riferisce l'evangelista Giovanni, fa' chiamare lo sposo per congratularsi della qualità di quel vino che sta per essere servito!
Il maestro di tavola non sa da dove venga quel vino, ma i servi che avevano riempito di acqua le giare sanno perfettamente che cosa è accaduto, anche se non lo sanno spiegare.
Con questo segno prodigioso, Gesù dà inizio ai suoi miracoli.
Alcuni anni fa, in un libro di cui non ricordo più il titolo, mi è capitato di leggere un commento proprio a questa pagina del vangelo e ricordo molto bene quello che diceva l'autore.
Scriveva che, da un certo punto di vista, quello compiuto da Gesù a Cana potrebbe quasi sembrare un "miracolo inutile". In che senso?
Bè, miracoli "utili" sono quelli che servono a guarire una persona, a sanare da una malattia, oppure a sfamare le folle moltiplicando il pane, i miracoli che servono a placare la tempesta sul lago oppure a ridare la vita a un morto.
Ma perché fare un miracolo per dare dell'altro vino a chi ne aveva già bevuto in abbondanza? Forse che Gesù voleva far ubriacare gli invitati?
Certo che no! Questo miracolo bellissimo ci aiuta invece a conoscere meglio il volto di Dio. Ci rivela che il nostro Dio è un Dio che ama la gioia e la festa. Dio Padre è contento di vederci contenti, si rallegra profondamente quando il nostro cuore è in festa. Dio stesso si unisce volentieri ai suoi figli che con cuore sereno cantano, danzano, gustano la festa!
È così bello sapere che il nostro Dio non è serioso, con la faccia buia, ma è un Padre sorridente, un Padre Buono che sa ridere e giocare, cantare e danzare, rallegrarsi e far festa con i figli, nell'amore!
In questa domenica penso che possiamo portare via con noi due pensieri preziosi, da custodire per tutta la settimana.
C'è innanzi tutto l'invito di Maria, la madre di Gesù: "Fate quello che vi dirà."
Sì, vogliamo vivere sempre facendo quello che Gesù ci suggerisce attraverso la sua Parola che ascoltiamo ogni domenica. Vogliamo fare quello che Lui ci chiede e lo vogliamo fare volentieri.
Possiamo farlo con cuore sereno e gioioso, perché dentro di noi brilla la certezza di essere amati dal Padre Buono che è felice quando noi siamo felici e che vuol far festa con noi ogni giorno, fino alla festa senza fine del Suo Regno.

Commento a cura di Daniela De Simeis