Omelia (30-01-2007)
mons. Vincenzo Paglia


Giairo, uno dei capi religiosi di Cafarnao, si avvicina a Gesù per chiedergli la guarigione della figlia. Probabilmente conosce e stima Gesù per averlo visto ed udito nella sinagoga. Pensa sia l'unico che possa salvare la figlia. Per questo rivolge a Gesù una preghiera semplice e sincera, come sono chiare le grida di tanti disperati di questo mondo che però trovano pochi disposti ad ascoltarle. Il Signore ascolta Giairo e subito si incammina con lui verso casa. Possiamo comprendere la verità delle sue parole: "chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto" (Mt 7,7). Il Signore non è sordo alle invocazioni. E si oppone anche a coloro che, magari ragionevolmente, vogliono togliere ogni speranza, come quei servi che portano la notizia della morte della figlia e come quella schiera di piangenti che si prende gioco di lui. Gesù è più forte della morte. Prende per mano la fanciulla, come nell'icona della resurrezione prende per mano Adamo, e la riconsegna alla vita. Marco, durante il cammino di Gesù verso la casa di Giairo, pone il bell'episodio della guarigione dell'emorroissa. Anche qui c'è una preghiera semplice, di una povera ed umile donna. Una fiducia molto più semplice di quella di Giairo, uomo in vista e ben conosciuto a Cafarnao. Lei, una donna umile e sconosciuta, neppure osa rivolgere la parola a Gesù. Ma anche lei, come Giairo, crede che Gesù possa guarirla; pensa sia sufficiente anche solo toccare il lembo del mantello di quell'uomo buono. E così accade. Nessuno si accorge di nulla. Solo Gesù ed ovviamente la donna, sanno quanto è avvenuto. Anche nella folla e nella confusione, ogni guarigione avviene sempre attraverso un rapporto diretto con Gesù, ottenuto magari anche solo attraverso il lembo del suo mantello. Ma c'è bisogno che quella donna incroci lo sguardo di Gesù e si senta dire: "Va' in pace e sii sanata dal tuo male".