Omelia (21-01-2007) |
don Marco Pratesi |
Parole di vita La prima lettura ci presenta un momento importante della ricostruzione seguita all'esilio in Babilonia (siamo verso la metà del V sec. a. C.). Il tempio e le mura di Gerusalemme sono già stati, con fatica, ricostruiti, e ora siamo ad una nuova importante tappa: il popolo d'Israele - in modo pubblico e solenne - assume nuovamente la "legge" di Dio, la Torah, come fondamento della propria vita. In effetti il Pentateuco (i primi cinque libri della Bibbia) assume in questo periodo la sua forma definitiva e diventa, da ora in poi e per tutta la successiva storia d'Israele, l'espressione massima della volontà di Dio e l'elemento capitale della Bibbia ebraica. In questo episodio possiamo cogliere alcuni elementi utili per il nostro rapporto con la Parola di Dio oggi. Prima di tutto, essa ha un ruolo centrale nella vita spirituale. La tribuna elevata sulla quale viene letta suggerisce bene il ruolo importante che essa riveste per il cristiano. La Parola di Dio è data al popolo, non al singolo; o meglio, è data al singolo in quanto parte di un popolo. Questo aspetto si esprime al meglio nella proclamazione liturgica della Parola di Dio. Con la Parola si deve avere un rapporto personale, intimo, ma non individualistico. La si comprende all'interno della comunione ecclesiale, inseriti nella comunità: nella sua dimensione locale (questa precisa comunità), universale (la chiesa tutta), e diacronica (la chiesa di sempre). La Parola chiede di essere capita. Si rivolge anche all'intelligenza, la provoca, richiede anche strumenti che ne rendano possibile la comprensione. La Parola vuole toccare il cuore, commuovere, non lascia indifferenti. La Parola produce ed esige solidarietà con i poveri. Diversamente, resta illusione. La Parola comunica gioia, consolazione e forza. "La gioia del Signore è la vostra forza", dice Neemia al popolo. Parole riprese nella liturgia: con esse si può congedare l'assemblea al termine della celebrazione eucaristica. E non c'è davvero forza interiore più autentica della pace dimorante in un cuore illuminato dalla sapienza del Signore. Proprio in quanto la Parola suscita queste energie, essa richiede da noi che le "facciamo funzionare". Poiché produce questi effetti, li esige operanti nella nostra vita. Dono che diviene impegno, impegno che nasce e si alimenta dal dono ricevuto, essa fa della vita un dialogo franco col Signore, e un continuo "sì" alla sua chiamata. Signore, la tua Parola illumini la nostra mente, tocchi il nostro cuore; ci apra agli ultimi e ci doni consolazione e pace. Amen. I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo. |