Omelia (15-01-2007)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento Eb 5,8-9

Dalla Parola del giorno
[Cristo], pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

Come vivere questa Parola?
La pericope biblica, che ci viene proposta dalla prima lettura di oggi, ci presenta Gesù nella sua funzione sacerdotale. Investito di tale compito, Egli, "pur essendo Figlio", si è immesso in un cammino di progressivo spogliamento, che lo ha reso solidale con ognuno di noi (tranne che nel peccato), partecipe della nostra stessa debolezza, esposto a tutto, anche alla tentazione. Ed è partendo di qui che ha potuto ripercorrere a ritroso la strada già battuta dai progenitori: dalla disobbedienza all'obbedienza. Un cammino non facile che lo ha immerso nella sofferenza fino a fargli assaporare l'amarezza della morte. Consumato in tal modo nel suo ufficio sacerdotale, Gesù ha raggiunto quella perfezione che comunica a quanti "gli obbediscono", cioè a quanti aderiscono a Lui nell'unità del Corpo Mistico. Una "perfezione", quindi, a cui ogni cristiano, anzi ogni uomo di buona volontà, può accedere nella misura in cui, aderendo a Cristo suo capo, si riconcilia con il proprio limite creaturale e lascia che Dio sia Dio nella propria vita, cioè aderisce alla sua volontà anche là dove gli rimane oscura. È allora il momento di conformarsi a Cristo che "imparò l'obbedienza dalle cose che patì", nella piena consapevolezza che quanto il Padre permette è in funzione del nostro bene, per renderci "perfetti", cioè per farci raggiungere quella pienezza anche umana che si esprime nella misericordia, nella compassione, nella solidarietà con quanti sperimentano sulla loro pelle la sofferenza, la tentazione e lo stesso peccato.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, visualizzerò il Cristo del Getsemani nella sua prostrazione o il Crocifisso nel suo abbandono. Lascerò risuonare dentro di me quel grido scandaloso: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!" È battendo questa via che Egli è stato reso "perfetto" e "causa di salvezza" per me. Mi riconcilierò, quindi, con la sofferenza che bussa anche alla mia porta.

La mia natura, Gesù, aborrisce la sofferenza, quella stessa sofferenza che tu hai abbracciato per mio amore. Eppure è proprio essa che, se la so accogliere, sgretola la durezza del mio cuore, rendendomi più misericordioso e compassionevole verso tutti. Aiutami a comprenderlo.

La voce di un poeta, pittore e filosofo
Per arrivare all'alba non c'è altra via che la notte.
Kahlil Gibran