Omelia (18-01-2007)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda che il Signore, e non un uomo, ha costruito.

Come vivere questa Parola?
L'espressione con cui si introduce questo versetto della lettera agli Ebrei mette subito sull'avviso che quanto segue non è un elemento marginale: siamo al cuore del messaggio cristiano. Lo sguardo è sollecitato a fissarsi sul Cristo, Sommo Sacerdote assiso alla destra del Padre, cioè all'esaltazione in cui ha trovato compimento il mistero pasquale. L'offerta sacrificale di Gesù, consumatasi sulla croce, non è l'ultima parola e neppure un fatto ormai relegato nel passato. Gesù, entrato una volta per tutte nel santuario del cielo e investito di un sacerdozio che non conosce tramonto, è in perenne atteggiamento di intercessione a nostro favore. Ogni redento, cioè ogni uomo, può ora avere nuovamente accesso presso il Padre, reintegrato nella sua dignità filiale. Questo è il "lieto annuncio" del vangelo. Questo il cuore della nostra fede. Un messaggio di gioia, quindi, che non ha niente a che vedere con la pesantezza di una vita trascinata all'insegna di norme assunte per paura del "tremendo" giudizio di Dio. Eppure molte volte da noi cristiani non trasuda questa gioia. Sembra che il tempo, per noi, si sia fermato là, alle soglie di un sepolcro da cui è stata definitivamente rotolata via la pietra che lo sigillava. Lo sappiamo ma non riusciamo a staccarcene. Diamo l'impressione di essere i seguaci del Crocifisso non del Risorto. E il mondo languisce nel non-senso di una vita che non riesce a scorgere alcuno sbocco. È tempo che torniamo a levare lo sguardo e a indicare ai fratelli Colui che continua a intercedere in nostro favore.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a penetrare con lo sguardo della fede nel santuario dei cieli. Contemplerò Gesù assiso alla destra del Padre nell'esercizio del suo sacerdozio. Mi ripeterò: Egli intercede per me. Lascerò che questa certezza passi dalla mente al cuore e pervada la vita.

Troppe volte, Gesù, ripeto meccanicamente formule di fede che racchiudono in sé verità travolgenti, ma che l'abitudine ha svuotato di senso. Dico che sei risorto, che sei presso il Padre, che sei Dio, ma quale risonanza ha tutto ciò nella mia esistenza? Perdona, Gesù, la superficialità con cui vivo il mio essere cristiano!

La voce di un padre della Chiesa
Attraverso le nostre sincere suppliche e orazioni, offriamo le nostre preghiere al Dio dell'universo per il tramite del suo unico Figlio. È a quest'ultimo, infatti, che noi ci rivolgiamo in primo luogo, chiedendogli di intercedere per i nostri peccati e di presentare al Dio supremo, in guisa di gran sacerdote, le nostre preghiere, i nostri sacrifici e le nostre suppliche.
Origene