Omelia (21-01-2007)
padre Antonio Rungi
Gesù nella sinagoga di Nazaret

La parola di Dio della III domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico ci invita ad entrare con Gesù nella sinagoga di Nazareth, come ci descrive l'inizio del Vangelo di Luca, che oggi ascoltiamo durante la celebrazione della parola di Dio nella S. Messa. E ci riporta al momento in cui Gesù comunica che ciò che Israele attendeva da tempo con lui si realizza in pienezza, egli è l'oggi delle attese messianiche ed è il salvatore dell'umanità, perché in Lui si realizzeranno le aspettative dell'intera umanità bisognosa di redenzione e salvezza, perché Egli verrà a portare la pace, a proclamare un anno di grazia e di riconciliazione per tutti, a predicare la conversione del cuore e della mente degli uomini alla bontà e all'amore.
Ecco il brano completo del testo lucano: "Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore". Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi".
E' importante sottolineare lo stretto rapporto tra l'antico e il nuovo testamento che emerge dal testo del Vangelo di oggi. Gesù che apre il rotolo del profeta Isaia e gli capita di leggere il passo fondamentale di tutto il discorso che il grande profeta vetero-testamentario fa in riferimento a Cristo, che è quello della missione del Messia. Una missione che annunzia ai poveri il lieto messaggio, proclama la liberazione da ogni schiavitù e prigionia non solo materiale, ma soprattutto morale e spirituale, per sostenere il cammino della vera libertà umana e dell'umanità. Interessante anche evidenziare come l'evangelista Luca annoti nel suo scritto l'atteggiamento dei presenti, mentre Gesù legge e commenta il brano del Profesta Isaia. Dice che "gli occhi di tutti stavano fissi su di lui". Credo che primo fondamentale atteggiamento di ogni cristiano se vuole accogliere Cristo davvero nella sua vita è fissare lo sguardo su di Lui, mentre prova a farci comprendere la Parola di Dio e soprattutto la volontà di Dio. Fissare lo sguardo sul Signore è trovare le risposte alla nostra sete di conoscere e sapere la verità, che non è questa o quella versione o descrizione dei fatti, ma è Cristo stesso. Io sono la Via, la Verità e la Vita. Gesù dice con esattezza proprio questo ai presenti. Non c'è più bisogno di interpretare la Scrittura, ma di vederla compiuta e soprattutto vissuta ed attuata nell'oggi. Gesù è la Parola di Dio per eccellenza, è il Verbo di Dio che entrando nella storia dell'umanità può dire con assoluta certezza che le tante parole dette e che si diranno hanno significato, valore e senso solo in Lui.
E' sulla liturgia della parola di Dio che si impernia la prima lettura di oggi, particolarmente interessante da un punto di vista del cerimoniale che si osservava nel giorno del Signore, con la catechesi che si faceva e di altri aspetti importanti della celebrazione in pubblico della parola di Dio, come viene dettagliatamente riportato nel brano tratto dal libro di Neemia: "In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l'orecchio a sentire il libro della legge. Esdra, lo scriba, stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l'occorrenza. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: "Amen, amen", alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. I leviti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso, e così facevano comprendere la lettura. Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: "Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!". Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. Poi Neemia disse loro: "Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza".
Da tutto il contesto è facile capire quanta importanza assumesse nella vita del popolo d'Israele il testo sacro, tanto è vero che di fronte alla sua lettura il popolo si commuoveva fino alle lacrime, a conferma dell'incisività dell'ascolto e della riflessione che su di essa si faceva. C'è un invito esplicito a fare dell'ascolto della Parola di Dio un momento di gioia e di speranza, di conforto e di propositi di bene. "Questo giorno è consacrato al Signore, non è opportuno, né giusto piangere e fare lutto, ma gioire in Lui".
Nell'insieme dei testi che la liturgia oggi ci offre come meditazione non può non essere citata la seconda lettura della prima e fondamentale lettera di san Paolo apostolo ai Corizi, il cui brano odierno è incentrato sui carismi e doni che tendono all'unità e che sono in funzione dell'unico corpo di Cristo che è la Chiesa. Nell'ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani questo brano risulta essere di particolare efficacia e significato per lavorare congiuntemente e sinergicamente per costruire l'unità a partire dalle nostre comunità, familiari, umane, sociali, religiose, parrocchiali, troppo spesso divise per motivi passionali e politici, per il primato, per l'orgoglio e la presunzione ed altri elementi negativi che contrastano chiaramente il cammino verso l'unità di tutte le comunità e il cammino ecumenico di tutti i cristiani: "[Fratelli, come il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra.] Se il piede dicesse: "Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te"; né la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora [voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.] Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? Aspirate ai carismi più grandi".
Il Signore ci dia la forza di formare ed essere davvero un cuor solo ed un'anima sola come la primitiva comunità cristiana di Gerusalemme.