Omelia (02-02-2007) |
don Marco Pratesi |
Vieni, Signore, nel tuo tempio Per comprendere il brano di Malachia che costituisce la prima lettura, ci si deve rifare al problema che essa ha presente. Lo leggiamo nei versetti precedenti, non letti: "Dove sta il giudizio di Dio?" (2,17), chiedono gli Israeliti al profeta. Essi hanno dunque l'impressione di una storia abbandonata a se stessa, della quale Dio ha perso il controllo e dove il male viene gratificato e il bene penalizzato. Come si vede, le situazioni (e le reazioni) non variano poi molto. Di fronte a questo scetticismo, Malachia richiama - sulla linea dei profeti - la realtà del giudizio di Dio. Verrà il Dominatore, il Signore, e giudicherà, farà un discernimento, opererà una separazione. Il giudizio è paragonato alla purificazione di metalli pregiati attraverso la fusione, e alla lavatura. Ciò che adesso sembra somigliante mostrerà la sua vera natura, ciò che è sporcizia sarà eliminato. Il profeta mostra un'attenzione particolare al rinnovamento del culto: la presenza del Signore sarà rinnovamento del tempio e dei sacerdoti, e allora l'offerta sarà gradita a Dio. Leggiamo questo testo nella festa della Presentazione di Gesù al tempio. Quale differenza tra l'ingresso tremendo nel tempio da parte del Dominatore annunziato da Malachia, rispetto all'umile arrivo di un bambino coi genitori! Tuttavia, le parole ispirate di Simeone ci confermano che è proprio così: questo bambino opererà un giudizio, indurrà a schierarsi, sarà resurrezione o rovina. Egli rinnoverà davvero il culto e l'offerta. La presentazione di Gesù al tempio è anticipazione di quella vera e totale offerta della quale egli sarà altare, vittima e sacerdote. Si tratta di un nuovo culto, dove l'offerta è essenzialmente oblazione del cuore e della vita. Questi sono i sacrifici spirituali a Dio graditi (cf. 1Pt 2,5). Il culto cristiano è offerta di sé a Dio, culto della vita, e la liturgia è sensata nella misura in cui porta a - e deriva da - quel culto che è, dirà S. Paolo a significarne l'estrema concretezza, offerta "dei nostri corpi" (Rm 12,1). "Vieni, Signore, nel tuo tempio santo": tempio santo di Dio, luogo della sua presenza, siamo noi, ed è la Chiesa, nella quale "stringendoci a Cristo siamo impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo (1Pt 2,4-5). I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo. |