Omelia (04-02-2007) |
don Ricciotti Saurino |
La notte "Una notte di sudore"... dice una canzone che cantiamo spesso nelle nostre chiese. Non una, ma tante notti di sudore conta la nostra vita! La fatica non manca mai, ma il risultato non sempre è soddisfacente. Che non sia proprio perché lavoriamo di notte? Forse è il buio delle nostre intenzioni che spesso ci rende improduttivi... Le tenebre dell'orgoglio che ripagano in vanità i nostri sforzi... Il crepuscolo della materialità che frustra le nostre capacità... La caligine dei nostri sentimenti che distrugge anche i nostri lavori... Ora, alle luci dell'alba, come Pietro, ci ritroviamo a riassettare melanconicamente la rete della nostra inutilità, e, sprofondati in un letto, cerchiamo di recuperare le energie spese nelle prolungate veglie notturne. E così, quando c'è il sole siamo sfiniti, e al tramonto ricominciamo con la stessa banalità. Pietro, esperto lupo di mare, sa che si pesca di notte, ma non immagina che una pesca abbondante l'attende in pieno giorno! Egli grida al miracolo non solo per la straordinaria quantità, ma, soprattutto, per l'anormalità dell'ora dell'evento. La sua esperienza l'ha costretto a trascorrere notti insonni per portare a casa un po' di pesce, ora comprende che la luce dell'obbedienza è più produttiva della sua esperienza. Qualcuno lo sta portando alla crisi d'identità di pescatore per proporgli una qualifica diversa. Il Maestro del Lago non intende mettere in dubbio la sua professionalità, né quella dei navigati che continueranno a stendere di notte le loro reti, ma intende preparare Pietro ad una nuova missione... quella di pescatore di uomini. Per questa nuova competenza non bastano le tecniche, non è sufficiente l'esperienza, non servono neppure i validi strumenti umani, serve riconoscere il Sole della vita e mettersi alla Sua luce. Quella Sua luce che per prima cosa gli fa comprendere di essere peccatore, indegno perfino di stare alla Sua presenza. Poi diventa nuova visione della realtà, diverso impiego della sua esperienza, indiscussa fiducia nella potenza divina... e sfocia in sicuro abbandono anche nelle cose umanamente impossibili. Fa male sentirsi incompetente nel proprio mestiere, ma fa più male prendere coscienza di saper fare meccanicamente solo quello e scoprire di essere al buio di aspirazioni, all'oscuro di ideali, al tetro camino del fumigante materialismo. Fa male accorgersi di annaspare nella stessa rete che, mentre cattura i pesci, tiene prigioniero il pescatore. E Pietro, il pescatore, avverte di essere pescato e tirato fuori dalla notte del suo peccato... Ora è alla luce del Sole, che gli permette di guardare il suo naufragio e quello di tanti altri fratelli. Essi non hanno catene, ma sono sommersi in una segreta più stringente... sono affondati nel mare dell'inutilità, della disperazione, dell'illusorio girare notturno. Sono privi di ideali, carenti di generosità, spenti d'entusiasmo... affogano nella consuetudine, naufragano nel dubbio, sono asfissiati dal loro stesso malessere... e non c'è nessuno che li tiri fuori, li riporti alla luce, li ripeschi. Ora Pietro ha aperto gli occhi alla Luce... ora, che ha la gioia di essere salvato, non può più chiudere gli occhi e ignorare la misera condizione di tanti irretiti pescatori. Ora è pronto per la sua nuova missione. Pietro non guarda più se è giorno o è notte, non alza più lo sguardo in alto prima di salpare... prende decisamente il largo e, senza indugio, dirige la prua dove ci sono naufraghi da salvare. Con la sua barca, che ha ospitato il Maestro come una cattedra, continua a remare sui mari del mondo guidato solo dalla Luce dell'obbedienza. |