Omelia (13-02-2007)
mons. Vincenzo Paglia


Gesù torna nel territorio giudaico, nella sua patria. E, paradossalmente, subito la scena muta. I farisei gli si fanno incontro, non come i poveri e i deboli che lo cercano per ricevere aiuto. Essi, invece, sicuri nella loro posizione, vogliono combatterlo. Gli chiedono un segno che confermi inequivocabilmente le sue affermazioni. In verità, il segno era lui stesso, la sua parola, la sua misericordia senza limiti, i suoi miracoli verso i deboli e i poveri. Ma essi non accettano questa "normalità" del Vangelo che pure cambia la vita al punto che folle intere si avvicinano a Gesù. I loro occhi sono appagati dalle loro pratiche e dalle loro osservanze e non riescono a vedere i prodigi che l'amore realizza. E' un rischio che gli stessi discepoli di Gesù possono correre ogniqualvolta si appagano della loro condizione e delle loro pratiche. Il Vangelo, che ogni giorno mette sempre in discussione l' autosufficienza e la sicurezza della nostra generazione, è il segno che ci viene dato della presenza del Signore nella nostra vita.