Omelia (19-02-2007)
mons. Vincenzo Paglia


Gesù scende dal monte della Trasfigurazione e si imbatte con i discepoli rimasti in pianura che discutono con i farisei. Il motivo della discussione è l'incapacità dei discepoli nel guarire un giovane epilettico. Il padre di questo ragazzo voleva portarlo da Gesù perché lo guarisse; non avendolo trovato lo presenta ai discepoli. Questi però non riescono ad operare la guarigione. In verità, quante volte, anche oggi, i discepoli di Gesù, le comunità cristiane, non riescono a guarire i malati, a sollevare dalla disperazione, a ridonare la fiducia e la speranza! E tanti malati restano schiacciati dalla loro tristezza e dalla loro solitudine. Davvero, senza il Signore nulla è possibile ai cristiani. E Gesù lo aveva anche detto: "Senza di me non potete far nulla". Ma l'orgoglio acceca anche i discepoli e li rende impotenti. Il padre del ragazzo, in ogni caso, non curandosi delle diatribe teoriche sorte tra i farisei e i discepoli, si rivolge direttamente a Gesù perché guarisca suo figlio. Gesù gli dice: "Tutto è possibile a chi crede". E quel padre: "Io credo! Aiuta la mia poca fede!" Gesù, vedendo quella fede, semplice ma vera, ordina allo "spirito muto e sordo" di uscire da quel giovane. L'amore e la forza di Gesù sono più forti dello "spirito" immondo: prende il giovane per mano e lo rialza alla vita. Ai discepoli, che chiedono spiegazione sulla loro impotenza, Gesù risponde indicando loro la forza della preghiera.